Atletica

Caso Schwazer, il direttore della Wada: “Il tribunale di Bolzano ci ha diffamati”

Alex Schwazer - Foto Colombo Fidal

Il Tribunale di Bolzano ha archiviato il procedimento per doping a carico di Alex Schwazer, gettando un’ombra sulla correttezza dei metodi della Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, oltreché della Federazione internazionale dell’Atletica e del laboratorio di Colonia che ha analizzato le provette incriminate del marciatore.  Un’ordinanza che non è passata indifferente dalle parti della Wada, che ha replicato sulle pagine de La Repubblica attraverso le parole del direttore Olivier Niggli.

Abbiamo letto l’ordinanza con incredulità – esordisce il numero uno dell’Agenzia antidoping mondiale -. È chiaramente diffamatoria nei nostri confronti e basata su affermazioni senza evidenza scientifica. Ci aspettavamo una decisione sintetica, non 87 pagine che ipotizzano un complotto internazionale con prove di fantasia“. Poi Niggli ricostruisce il ruolo della Wada nella vicenda. “Il controllo di Schwazer era stato chiesto da World Athletics, il test eseguito dal laboratorio di Colonia, la positività sanzionata dal Tribunale di Arbitrato Sportivo. Noi dovevamo contribuire ad accertare tre cose per conto del giudice: se nelle urine del signor Schwazer conservate a Colonia ci fosse testosterone sintetico e c’era. Se nelle urine vi fosse il suo Dna e c’era e, infine, vi fosse anche del Dna di altri e non c’era“.

Ancora Niggli. “La tesi del Tribunale di Bolzano è stupefacente e inquietante – prosegue -. Prende in giro l’opinione pubblica, esclude le prove che non confermano il complotto e non ha portata scientifica“. Poi sull’allenatore di Schwazer, Sandro Donati. “È la vittima di questa storia: ha collaborato con noi come militante dell’antidoping e con Schwazer ha cercato di dimostrare che un ex dopato potesse vincere con le sue forze. Poi si è trovato in una situazione impossibile da accettare, a un tradimento“.

Chiusura sulle prossime mosse dell’Agenzia. “L’ordinanza non prevede repliche o appello: non possiamo difenderci da accuse gravissime. Cosa faremo adesso? Non escludiamo nulla, nemmeno un’azione giudiziaria per diffamazione. Mi preoccupa la falsa immagine del sistema internazionale antidoping in una nazione che ospiterà i Giochi olimpici. Noi vogliamo lavorare bene con l’Italia. Schwazer tornerà a marciare? Mi sembra che la Federatletica l’abbia escluso, la sentenza del Tas è definitiva e noi non ci faremo intimidire“.

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