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Alessia Trost è pronta a tornare in pista. Grande speranza del salto in alto azzurro, la 29enne ha firmato il suo ultimo 1.90 nelle qualificazioni a Tokyo 2020, nella stessa pedana cha visto il trionfo di Gimbo Tamberi. A seguire altre tre gare, e altre sei nel 2022, ma tutte senza risultati degni di nota. Ora Alessia vive a Castelporziano, nei pressi di Ostia e della caserma che fa da base al centro sportivo delle sue Fiamme Gialle.
“Ci sono state mattine in cui, dopo essermi allenata il giorno prima, per alzarmi dal letto ci mettevo 10’. E piangevo – racconta -. Ho sofferto di problemi muscolari, articolari, soprattutto nervosi. La mia schiena ha protusioni varie, la mia colonna vertebrale fa le bizze. Non ho patito un infortunio specifico, ma un fortissimo stato infiammatorio generale. La primavera scorsa provavo a saltare e non mi alzavo da terra. Così a giugno, in accordo con la federazione, ho deciso di staccare la spina per un po’”.
“La Federazione a settembre mi ha proposto un periodo di riabilitazione all’Acquacetosa, a Roma. Ho ripreso con calma seguita da Vincenzo De Luca – aggiunge Alessia -. C’è stata fiducia in un progetto che è rivolto al 2024. Le Fiamme Gialle, terminato quel primo periodo, mi hanno offerto di trasferirmi da loro. Mi segue un pool di tecnici guidato da Andrea Matarazzo che comprende Fabrizio Donato e Manuel Margesin, esperto di salti in elevazione. Mi alleno con triplisti ed astisti, siamo un bel gruppo. È bello avere punti di vista diversi e nuovi stimoli. Siamo una specie di laboratorio. Ho un bagaglio tecnico tale da poter gestire certe cose da sola. Quando tornerò a saltare, sempre in accordo con la Fidal, avrò una supervisione da Giulio Ciotti. Ma non precorro i tempi. L’importante è non provare più dolore, ritrovare efficienza fisica. È una scommessa all-in: sono indietro, non farò le indoor. Ma conto di ripresentarmi in gara all’aperto. La scelta è precisa: faccio vita da caserma, negli alloggi degli ex ufficiali, pranzando e cenando a orari stabiliti. Ma accetto la sfida”.
Da qualche mese, Alessia è membro della commissione atleti della federazione europea presieduta dall’ex quattrocentista svizzera Lea Spunger: “C’è politica e business, c’è molto da fare. Non so se l’esperienza, per ora interessante, avrà risvolti futuri. Di certo gli atleti, nel contesto nel quale operano, sono sottorappresentati, nonostante ne siano al centro”.
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