[the_ad id=”10725″]
Sono terminati gli Europei di atletica, svolti in quel di Berlino. L’Italia non ne esce bene, anzi. Poche medaglie per un movimento che ancora deve mostrare il proprio valore. Gianmarco Tamberi ha detto la sua in merito, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: “Non fatemi fare la parte di chi si erge a maestro – dice Jimbo – non è un ruolo che mi appartiene. Non mi compete. Resta che nel gruppo c’è un sacco di potenziale, ci sono valori chiari e tanti giovani in crescita. Occorrono però soluzioni per non ritrovarci con magri bottini. Posso raccontare come vivo io certi momenti e come mi comporto per non sbagliare quando conta“.
Il fenomeno italiano è arrivato quarto nel salto in alto agli Europei, ma sottolinea che non bisogna più cercare alcun tipo di scusa: “Prima, piccole premesse: al grande appuntamento si arriva al top della condizione, se no il discorso cade. Non si può esserlo in anticipo, con l’obiettivo della convocazione. Poi le motivazioni: nessuno sta in Nazionale senza averne di altissime. Infine, basta alibi. Età ed esperienza non contano. Guardate Duplantis: ha vinto una gara di asta pazzesca, saltando 6.05 a 18 anni, battendo un rivale a sua volta oltre i 6.00 e un certo Lavillenie, pur spintosi a 5.95. C’è poi Jakob Ingebrigtsen con la doppietta 1500-5000 a 17 anni. Quando ne avevo 20 mi dicevano “sei giovane, devi aver pazienza”. Intanto Kirani James, mio coetaneo, vinceva l’oro olimpico dei 400″.
Tamberi ha infine voluto fare un discorso a parte su Filippo Tortu, una delle grandi speranze azzurre per il presente e il futuro: “La stagione di Pippo è stata importante per tutto il movimento, basti pensare al seguito mediatico riscosso. L’amaro in bocca per il 5° posto sui 100 va interpretato come un passaggio per la sua crescita. Il livello della gara è stato altissimo e finire un anno così con una piccola delusione lo farà tornare in pista con ancor maggior fame”.