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Gianmarco Tamberi, sulle pagine de Il Corriere della Sera, torna sul titolo olimpico vinto a Tokyo 2020 insieme all’amico-rivale Mutaz Essa Barshim. “Ho sussurrato a Barshim: ‘È stato un onore condividere questa gara con te’. Ci siamo guardati negli occhi. Non abbiamo avuto bisogno di pensare. Siamo grandi amici, sapevamo tutti e due cosa significa soffrire. Nessuno poteva toglierci l’oro”. Il fuoriclasse marchigiano è anche da anni testimonial AIRC, l’associazione che si occupa di prevenzione e di lotta ai tumori. “Io parto dal presupposto che il fumo è una malattia sociale. È una cosa sbagliata. È successo anche a me a 17 anni. Volevo sentirmi grande. Bisogna aiutare i ragazzi a capire che non è la sigaretta in bocca che fa di loro un adulto”.
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