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Scende il sipario sui Mondiali di Doha, giunti ormai all’ultima giornata: è tempo di bilanci, soprattutto in casa Italia. Nessuno meglio di Alfio Giomi, presidente FIDAL, e di Antonio La Torre, direttore tecnico, può commentare le prestazioni degli azzurri all’interno della rassegna mondiale. “In questo Mondiale volevamo valutare se la strada intrapresa fosse quella giusta, se la crescita che si è manifestata negli ultimi mesi fosse reale oppure no – ha esordito Giomi – Dal mio punto di vista è così, è palese la crescita dell’atletica italiana, ed è palese anche grazie ai risultati delle staffette: due in finale, due record italiani, un nono e un decimo posto. Automaticamente due pass per i Giochi e altre tre squadre qualificate di fatto”. Il DT La Torre, che si è detto “perennemente insoddisfatto”, valuta in maniera positiva la spedizione azzurra: “Eravamo qui per capire quale consistenza avesse il movimento, ed è stata la conferma che abbiamo invertito un ‘mood’ – il suo commento – Siamo usciti da Berlino lavorando tutti insieme per portare in luce quanto di buono era stato fatto, passando dall’io al noi. Stiamo costruendo un ponte tra passato e domani. E in questa costruzione abbiamo iniziato a mettere dei pilastri solidi. Non siamo ancora soddisfatti di quello che abbiamo fatto: sei finalisti e il 50% dei nostri atleti ha migliorato a Doha il proprio ranking stagionale. Dobbiamo diventare ancora più bravi ma oggi possiamo dire che di leader ne abbiamo, che c’è futuro, e che abbiamo già iniziato i colloqui con gli atleti che andranno a Tokyo: questo Mondiale ci ha detto chi può stare con personalità nel contesto olimpico“. Di seguito il proseguo delle dichiarazioni del presidente e del direttore sportivo:
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ALFIO GIOMI – “Siamo ancora lontani dai vertici dell’atletica internazionale ma l’atletica è l’unico vero sport globale. Non ci sono discipline al mondo simili alla nostra, a oggi 40 nazioni sono già andate a medaglia. La globalizzazione fa sì che l’impegno debba essere sempre maggiore. Riteniamo che la strada sia quella giusta. Siamo lontani dalla meta, inutile nasconderlo. Soddisfatti, sì, ma consapevoli che c’è da fare ancora tanto. Io so da dove sono partito quando ho iniziato a fare il presidente, e so dove siamo oggi. Oggi la nostra è una squadra diversa”.
ANTONIO LA TORRE – “La partecipazione a Doha doveva essere la più ampia possibile. Abbiamo portato tutti coloro che hanno raggiunto lo standard, e abbiamo tagliato una parte di chi ha ricevuto l’invito dalla IAAF. I convocati erano tanti, 66, e l’abbiamo fatto per rispettare il lavoro delle società . La federazione senza le società è nulla, e deve valorizzare il loro lavoro sul territorio. Loro creano il movimento. La politica della federazione è dare l’opportunità a chi lo ha meritato sul campo. Diversi, invece, sono i criteri per Tokyo: porteremo la squadra più stretta possibile e solo chi potrà partecipare in maniera significativa”.
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