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“Essere l’uomo più veloce del mondo è quello che ho sempre desiderato, essere riconosciuto con questo nome è un sogno che mi porto dentro sin da bambino. Nella mia mente c’era l’immagine di essere riconosciuto, fermato per strada, ed ora è reale“. Lo dice Marcell Jacobs, intervistato per “Buoni o Cattivi”, in onda domani in prima serata su Italia 1. Doppio oro in un’estate indimenticabile per l’Italia: “Perché ci sono riuscito? Non credo di avere nulla in più degli altri se non tanta determinazione – rivela lo sprinter azzurro – Ogni giorno cercavo di aggiungere un pezzetto di un puzzle per raggiungere questi risultati, un puzzle pieno di sogni che oggi è ancora a metà. La cosa che mi fa veramente piacere è il ‘grazie’ quando mi fermano, mi rende ancora più orgoglioso. E’ una responsabilità che non mi pesa, portare la bandiera italiana in giro per il mondo mi gratifica tantissimo. Ho iniziato a rendermi conto di quello che era accaduto a Tokyo quando sono atterrato a Fiumicino: c’era la mia famiglia, la mia compagna con i miei bambini, e tante persone che erano lì solo per me. Aver fatto emozionare l’Italia per me è una favola”.
Ora Jacobs deve fare i conti anche con una popolarità senza precedenti: “Alcune persone mi scrivono che mi seguiranno fin sotto casa se non rispondo – prosegue – Mi mandano foto di ogni tipo, cose a cui non ero abituato. Non ho mai rinunciato a fare una foto e credo che continuerò a farlo. Senza le persone che credono in te è più difficile avere una spinta in più e credo sia importante ricambiare per tutto quello che mi hanno dato e che ho sentito mentre gareggiavo. I paparazzi? Mi piacciono, e continueranno a piacermi. Vorrei averli tutti i giorni sotto casa”.
Tornando alle vittorie di Tokyo, Jacobs parla anche dell’importanza dell’essere determinati: “C’è una frase bellissima che dice ‘o mangi o vieni mangiato’ e io ho deciso di mangiare, la mia è una fame incredibile che non se ne va, che vuole prendere tutto quello che è possibile, voglio vincere. Usain Bolt mi ha scritto facendomi i complimenti e dicendomi che era fiero di quanto ero riuscito a fare perché non era cosa da tutti. Lui detiene ancora il record del mondo ma per me ora nulla è impossibile”. E sul difficile rapporto col padre ammette: “Fino ad un anno fa avevo un blocco, avevo creato un muro di cemento armato. Poi ad un certo punto ho cominciato a parlarne e a buttare giù quel muro, cominciando a descrivere la mia vita senza di lui”.
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Poi la conclusione: “Prima nelle gare mi auto-sabotavo, mi si indurivano le gambe, avevo paura di quell’abbandono che avevo avuto da lui – racconta ancora Jacobs – La cosa buona che mi ha lasciato sono le fibre muscolari, così veloci… Se mio padre è stato cattivo con me? No, credo sia stata una situazione difficile; vorrei capire tutto quello che ha passato, sentire la sua storia. Ho deciso di vederlo per capire tante cose che non so… Ho dedicato la prima medaglia a mio nonno che mi ha sempre seguito. Mia madre mi ha insegnato che tutto era possibile con impegno e determinazione. E’ tuttora la mia motivatrice, la mia figura di riferimento. Il mio idolo”.
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