[the_ad id=”445341″]
“Gli sono caduti i capelli, è molto stempiato, e anche dimagrito. E soprattutto fuma, una sigaretta dopo l’altra, nevroticamente”. Peet Van Zyl, manager di Oscar Pistorius, racconta a Repubblica la vita in carcere dell’ex campione paralimpico, condannato a 13 anni e 5 mesi per l’omicidio volontario della fidanzata Reeva Steenkamp. Pistorius a fine mese potrebbe uscire in libertà vigilata, ma un ritorno alle competizioni è da escludere: “Me lo ha detto chiaramente che non tornerà più a correre – dice il manager – Ha 36 anni, la sua carriera è finita. Si rende conto che ha sbagliato e distrutto molte vite, anche la sua. Tutto finito. In carcere si è messo a studiare business administration e settore immobiliare. Una volta fuori si occuperà di proprietà e di case. Ora pulisce i bagni della struttura, il suo lavoro è quello. Una volta l’ho trovato che aveva strani segni sul corpo, non so se per una rissa, forse qualcuno aveva provato ad ucciderlo, ho avvisato i dottori. Ha scontato più della metà della pena. Ma dipende da vari fattori e pareri. Condizione essenziale era che lui incontrasse i genitori di Reeva Steenkamp. Lo ha fatto a giugno: ha visto solo il padre, la madre non ha voluto. C’è molta politica dietro a queste decisioni. E una forte opposizione dei gruppi femministi”.
Van Zyl afferma che dopo i Giochi di Londra 2012 Pistorius “è cambiato. Troppi amici sbagliati. Ha iniziato a frequentare gente di malaffare, a girare con auto lussuose, lo invitavano a feste, viaggi, presentazioni. Roba che non c’entra con lo sport. Un giorno è passato a prendermi in auto e dietro sul sedile aveva una pistola. A cosa ti serve? gli ho chiesto. È per la mia sicurezza, ha risposto. Era ossessionato, voleva assumere un bodyguard”.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]