Arrampicata sportiva

Arrampicata, Lanfri: “Durante il mio periodo in ospedale pensavo già a come reagire”

Stefano Ghisolfi - Foto Klaus Dell'Orto

L’emergenza Coronavirus ha costretto a cambiare i piani anche Andrea Lanfri, che aveva in programma di scalare l’Everest, per diventare il primo uomo con amputazioni agli arti superiori ed inferiori a raggiungere il Tetto del Mondo. Il ragazzo, però, non si è dato per vinto e ha deciso di allenarsi nel giardino di casa sua, in provincia di Lucca: “Davanti casa ho uno spazio verde, con alcuni olivi e frutti. Ho preso le misure e sono 58 metri. E, visto che dovevo testare le nuove protesi” ho pensato di percorrere una mezza maratona nel giardino. Ci sono un sacco di buche, radici e insidie di vario genere, correrci con due protesi non e’ cosi scontato e banale, ma in quarantena avevo bisogno di fare un allenamento non solo di resistenza fisica, ma anche mentale”.

Lanfri è riuscito ad organizzarsi con ciò che aveva a disposizione per allenarsi, ma non dimentica le difficoltà affrontate circa 5 anni fa: “Farlo per più di 3 ore non e’ stato per niente semplice. Mi ero allenato nei giorni scorsi su distanze più brevi, alla fine le protesi e il corpo hanno reagito bene e ho pensato di provare a fare una mezza maratona. Ho attrezzato casa con corde, moschettoni, imbragatura, caschetto e l’ho trasformata, anche se con un pizzico di immaginazione, in una parete da scalare, ho anche rispolverato la vecchia trave per le trazioni. Non c’e’ il senso di libertà e sfida di affrontare un’arrampicata, ma in questo periodo difficile per tutto il paese non posso lamentarmi. Ho passato mesi in ospedale, un lungo cammino nel quale medici e infermieri, per molto tempo, sono stati tra i pochi contatti che potevo avere. Ma in quel periodo stavo già pensando a come reagire, guardavo al futuro. E spero che gli italiani possano resistere per riuscire a rialzarsi più forti di prima, un po’ come e’ successo a me”.

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