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Tra i neologismi della lingua italiana coniati da Gabriele D’Annunzio, oltre a tramezzino e velivolo tra i tanti, c’è anche la parola ‘Scudetto’. Questo perché si deve al Vate la creazione del distintivo tricolore a forma di scudo consegnato ai campioni nazionali del campionato di Serie A. Lo hanno spiegato Giammarco Menga in “Sportivamente D’Annunzio” e Marco Impiglia ne “Lo Scudetto di D’Annunzio”. Per farla breve, nel 1920 a Fiume fu organizzata una partita di calcio e D’Annunzio fece indossare ai suoi uomini una casacca azzurra che recava sul petto uno scudetto tricolore. L’idea piacque al punto da spingere le autorità sportive ad introdurre lo Scudetto a partire dalla Serie A 1923-24. La prima squadra a cucire il tricolore sulla maglia fu il Genoa. E fu sempre la società rossoblù a siglare il bis nella stagione successiva con il suo nono e ultimo Scudetto. Merito di un campionato disputatosi tra il 7 ottobre 1923 e il 7 settembre 1924. Uno Scudetto d’estate, insomma. Come quello che gli appassionati italiani si apprestano a seguire fino al 2 agosto, salvo nuovi imprevisti. Tuttavia, i precedenti del titolo assegnato in estate nel dopoguerra sono molti di meno: quattro, seguendo le date dell’estate italiana. Diciassette, allargando il periodo generico da giugno a settembre. In ogni caso il record di durata di un campionato italiano di calcio appartiene proprio alla stagione 1923-24. A trionfare fu il Genoa dopo aver sbaragliato il girone settentrionale e aver battuto in finalissima il Savoia in una delle prime finali veramente combattute tra il Sud e il Nord: 3-1 all’andata, 1-1 al ritorno in Campania al Campo Oncino di Torre Annunziata. Oggi, 96 anni dopo, il Genoa scenderà in campo d’estate per conquistare la salvezza, il Savoia oggi milita in una Serie D che non è riuscita a ripartire dopo l’emergenza coronavirus. E’ un altro calcio, proprio in tutto.
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