Le Olimpiadi, più di qualsiasi altra competizione, regalano spesso delle sorprese. Infatti, alcuni atleti si fanno trascinare dall’entusiasmo dei Giochi, riuscendo a fare la cosiddetta gara della vita e portare a casa una medaglia impronosticabile. Se poi gli atleti in questione sono quelli di casa, la gioia è ancor più grande. Un esempio celebre per i colori azzurri è il Settebello alle Olimpiadi di Roma 1960. La pallanuoto maschile, per la verità, è stato il primo sport acquatico a regalare importanti soddisfazioni al nostro Paese, grazie all’oro di Londra 1984 ed il bronzo di Helsinki 1952. Quelli furono infatti gli anni del dominio delle “quattro sorelle”, ossia Italia, Jugoslavia, Unione Sovietica e Ungheria. La Nazionale tricolore era quella che, tra le quattro citate, ebbe la peggio alle Olimpiadi di Melbourne 1956, fermandosi ai piedi del podio. Al ricordo infelice dei Giochi precedenti, si sommarono una serie di eventi che complicarono l’avvicinamento alle Olimpiadi casalinghe.
La panchina tricolore venne affidata al tecnico ungherese Andrés “Bandy” Zolyomy, che dovette fare i conti con diverse defezioni. In un epoca in cui molti atleti si dividevano tra nuoto e pallanuoto, Paolo Pucci e Fritz Dennerlein decisero di dedicarsi esclusivamente alle specialità natatorie, mentre Enzo Cavazzoni e Maurizio D’Achille si trasferirono all’estero per lavoro, dovendo così lasciare la Nazionale. Come se non bastasse, Gianni Lonzi fu vittima di un incidente stradale, da cui si riprese giusto in tempo per la rassegna a cinque cerchi. Assieme a Lonzi dunque, vennero convocati Amedeo Ambron, Danio Bardi, Giuseppe D’Altrui e Brunello Spinelli, Salvatore Gionta e Giancarlo Guerrini, Franco Lavoratori ed Eraldo Pizzo, Gianni Lonzi, Luigi Mannelli, Rosario Parmegiani. e Dante Rossi. L’età media, di poco superiore ai 20 anni, toglieva il peso dei favori del pronostico alla Nazionale, come sottolineato dal Ct: “Siamo una squadra giovane, tecnicamente inferiori alle migliori e forse anche poco complementare, date le assenze di Pucci e Dennerlein, dovendo affrontare corazzate quali i maestri magiari e la crescita di Urss ed Jugoslavia, posso solo garantire che faremo del nostro meglio“.
Il 25 agosto 1960, giorno della Cerimonia d’apertura, ebbe inizio il torneo che in una prima fase prevedeva quattro gironi da quattro squadre ciascuno, con le prime due a passare il turno. Le “quattro sorelle” passano alla fase successiva con punteggio pieno, con l’Italia che faticò contro la Romania (4-3) ma si rifece contro Giappone (8-1) e Repubblica Araba Unita (9-4). Nella seconda fase si componevano due gironi, dove le squadre mantenevano il punteggio accumulato precedentemente. L’Italia si ritrovò a sfidare Urss, Romania e Germania, mentre nell’altro raggruppamento figuravano Jugoslavia, Olanda, Ungheria e Stati Uniti. La sera del 30 agosto, l’Italia sconfisse la Germania per 3-0. Il giorno successivo, Italia e Unione Sovietica scesero in acqua in un match decisivo per la classifica del Girone Finale. Gli azzurri fecero “la partita perfetta”, così come venne definita, riuscendo a superare l’Urss. L’Ungheria venne poi sconfitta a sorpresa dalla Jugoslavia e venne così stilata la classifica di partenza del Girone Finale: Italia a due punti (2-0) come la Jugoslavia (2-1), seguite dall’Ungheria (0 punti, 1-2) e Urss (0 punti, 0-2).
Nella prima gara del 2 settembre, Unione Sovietica e Ungheria pareggiarono (3-3) regalando un bell’assist al Settebello, che si preparava ad affrontare la Jugoslavia. Avversaria tutt’altro che semplice, ma che gli azzurri riuscirono a domare, trovandosi ad un passo dalla medaglia d’oro. Il Girone Finale vide quindi in testa l’Italia (4 punti), davanti a Jugoslavia (2 punti), Ungheria e Unione Sovietica (1 punto). In una formula che non prevedeva scontri ad eliminazione diretta, ogni match diventava fondamentale per aggiudicarsi il titolo. Fu proprio ciò che successe: l’Unione Sovietica sconfisse 4-3 la Jugoslavia mettendo al collo degli azzurri la medaglia d’oro. L’Italia, già certa della vittoria, cercò di concludere in bellezza contro l’Ungheria, che trovando un pareggio riuscì a salire sul podio. Il podio dunque vide sul gradino più alto l’Italia, mentre argento e bronzo andarono rispettivamente a Urss e Ungheria. La promessa di Zolyomy era stata mantenuta: i ragazzi hanno fatto del loro meglio, regalando all’Italia una sorprendente e meravigliosa medaglia d’oro nell’edizione casalinga dei Giochi.