Negli anni ’70 il Saint Etienne cambiò il suo stemma ufficiale inserendo al centro del logo una pantera. Il motivo è legato al soprannome del bomber di quel periodo, Salif Keita, la “Pantera Nera”, appunto. Un omaggio ad un attaccante storico ma anche la prova di quanto l’identità visiva dei club fosse slegata dalle moderne concezioni di marketing. Nel 1978 Gaetano Anzalone, presidente della Roma, di ritorno da una tournée in America dove aveva assaggiato il tesoro del merchandising, affidò l’ufficio per la pubblicità del club giallorosso e l’incarico di realizzare un nuovo logo ad un giovane designer con un passato in Rai. Si chiamava Piero Gratton e disegnò un lupetto stilizzato che resterà alla storia come il suo lavoro più noto oltre a rappresentare fino al 1997 il logo ufficiale della Roma. La Roma in quegli anni non poteva registrare la Lupa Capitolina come marchio, ed ecco l’idea: un logo nuovo, semplice, legato alle dinamiche del mercato e allo stesso tempo fedele alla tradizione della lupa, simbolo della città e della squadra. Nel luglio del 1997, a seguito di una iniziativa popolare dei tifosi giallorossi, la Roma ottenne nuovamente il permesso di utilizzare la Lupa Capitolina al centro dello stemma. Un ritorno al passato che non va inteso come indice di scarso gradimento per quel lupetto tanto moderno quanto diverso dalla statua del Campidoglio. Anzi, il lupetto di Gratton, oltre a comparire tutt’oggi nelle divise e oggettistica ufficiale del club, è stato l’immagine più iconica della Roma più forte, quella degli anni ’80 capace di sfiorare la vittoria in Coppa dei Campioni. Ed ha radici solide nell’immaginario collettivo romanista.
Ma il ‘lupetto’ non è l’unica opera legata al mondo del calcio di Gratton. Disegnò i loghi di Ascoli, Cesena, Palermo, Pescara, Udinese e soprattutto quello del Bari, il cui ‘galletto’ fu adottato dal 1979 al 2014 rimanendo impresso nella storia del club pugliese. Ma non solo: fu autore di alcuni marchi pubblicitari per gli Europei italiani del 1980 e per la Uefa nel 1983. Tra i suoi lavori meno noti anche un’aquila stilizzata per la Lazio apparsa sulle divise Pouchain per una sola stagione. Lo stesso logo fece la sua comparsa anche in occasione di un inedito derby a ranghi unificati che vide Roma e Lazio in campo tra romani e non romani per un’amichevole in memoria di Vincenzo Paparelli. Le maglie di quella partita, oggi tesoro per collezionisti, sfoggiarono i due stemmi delle due squadre romane: il lupetto e l’aquila, entrambi di Gratton. Per lui, amante dello sport prima che tifoso romanista, deve essere stata l’emozione più grande.