Peter Bonetti
Amarcord

L’angolo del ricordo: Peter Bonetti, storia di un capro espiatorio

Per anni accanto alla voce ‘capro espiatorio’ c’è stato il suo nome e il suo volto. Peter Bonetti da Putney, professione: portiere di calcio nell’epoca meno indicata per esserlo in Inghilterra. In Nazionale prima dovette subire la concorrenza di Ron Springett, poi quella di Gordon Banks, cioè il leggendario portiere della parata del secolo su Pelè. Ma il destino offre opportunità a tutti. Sliding doors, direbbe qualcuno. Il 14 giugno 1970 il Mondiale messicano mette di fronte l’Inghilterra contro la Germania Ovest. Banks è indisponibile, Alf Ramsey negli spogliatoi punta il dito contro Bonetti: “Catty, you’re playing. Gordon’s not fit”. Catty, perché il soprannome era appunto ‘Gatto’. Forse non il massimo dell’originalità ma fedele al talento di quel portiere che prima di quel quarto di finale contro i tedeschi non poteva immaginare che la sua carriera sarebbe cambiata definitivamente. Per lui è la settima presenza in Nazionale e sarà anche l’ultima. L’Inghilterra passa in vantaggio con Mullery (31’) e raddoppia con Peters (49′), ma la Germania Ovest si sveglia e il povero Bonetti è il complice involontario di una partita destinata a passare alla storia prima di cedere il passo a quell’Italia-Germania 4-3 solo una settimana dopo. Prima è Beckenbauer a beffarlo con una conclusione che gli passa sotto le braccia, poi è il turno di Seeler e infine di Gerd Muller. Per Bonetti è la fine della carriera in Nazionale. Ma se il portiere classe 1941 “fa parte del pantheon degli dei calcistici del Chelsea” – come scritto sul sito ufficiale dei blues – allora occorre fare un passo indietro per capire quello che veramente ha rappresentato.

Iniziò la carriera al Reading. Sua madre scrisse a Ted Drake, al suo ultimo anno da allenatore del Chelsea, per chiedere di visionarlo. Varca le soglie della società londinese a 19 anni e la lascerà a 38. Nel mezzo una Coppa di Lega, una FA Cup (in finale contro il Leeds restò in campo nonostante un infortunio) e una Coppa delle Coppe (vinta in finale contro il Real Madrid). Ma anche due campionati in Second Division. Non molto ma neanche poco per un Chelsea lontano parente del club che 40 anni dopo sarà di proprietà di Roman Abramovich. Nel 1966 è convocato per l’Inghilterra al Mondiale e alle spalle di Gordon Banks si laurea Campione del Mondo con zero presenze. Il suo mondo è il Chelsea ma nel 1975 lo lascia per essere uno dei primi ad approdare in Mls con la maglia del St. Louis Stars. Dopo una sola stagione torna al Chelsea per 4 anni e nel maggio 1979 gioca la sua ultima partita con i blues: un 1-1 contro l’Arsenal. Dopo il ritiro, si trasferisce sull’Isola di Mull dove ha gestito un hotel e ha lavorato come postino. E’ morto dopo una lunga malattia il 12 aprile del 2020. A rendergli onore chi ha superato il suo precedente record di partite con la porta inviolata (204) Petr Cech: “A legend and a true gentleman”. Parola di icona per un’altra icona.

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