Lo sport regala tante emozioni ed è spesso occasione di rivalsa, come nel caso di Carlo Orlandi. Carlo nacque a Seregno il 23 aprile 1910 e fin da bambino mostrò evidenti difficoltà ad esprimersi. Infatti, complice anche l’aggressione di un cane che lo azzannò a collo e spalla, Carlo perse in parte l’udito con conseguente difficoltà nella parola. Carlo, all’età di 15 anni, trovò però la sua valvola di sfogo: il pugilato. Il ring divenne il suo habitat, dove poteva essere sé stesso senza preoccuparsi di non essere compreso. Fin da subito Orlandi dimostrò un grande talento, che lo portò a vincere il titolo italiano dei pesi leggeri tra i dilettanti e ad essere selezionato dal Ct Carletto Czerni per le Olimpiadi di Amsterdam 1928. L’Italia si presentava a quell’edizione a cinque cerchi senza aver mai vinto nemmeno una medaglia, ma in Olanda gli azzurri fecero la voce grossa, al punto da comandare il medagliere finale.
Arrivarono gli ori di Vittorio Tamagnini nei pesi gallo e di Piero Toscani nei peso medi, oltre al bronzo di Carlo Cavagnoli nei pesi mosca. A queste medaglie se ne aggiunse un’altra, ancora d’oro, dal sapore d’impresa, perché a conquistarla fu il giovane pugile sordomuto Carlo Orlandi. La categoria dei pesi leggeri scese sul ring tra il 7 e l’11 agosto 1928, al Krachtsportgebouw, con il tedesco Franz Dubbers, l’americano Steve Halaiko e lo svedese Gunnar Berggren a vestire i panni dei favoriti per la vittoria. Il tedesco Dubbers uscì a sorpresa al secondo turno, mentre Halaiko e Berggren rispettarono i pronostici ed arrivarono a sfidarsi in semifinale. Lo scontro diretto fu vinto dall’americano, scatenando l’ira degli svedesi che contestarono il verdetto, scatenando una rissa.
Nell’altra semifinale si sfidarono invece l’azzurro Carlo Orlandi ed il danese Hans Nielsen, campione olimpico uscente. Orlandi arrivava dal successo ottenuto con qualche difficoltà contro lo spagnolo Roberto Sanz e dalla vittoria per k.o contro Cecil Bisset nei quarti di finale. In semifinale, l’azzurro vinse ai punti contro il danese, accedendo alla finale e assicurandosi una medaglia. La finale fu dunque fra Orlandi e l’americano Halaiko: l’eleganza dell’azzurro gli permise di vincere meritatamente ai punti, con una decisione unanime da parte della giuria. L’angolo americano contestò il verdetto, ma Halaiko dovette accontentarsi dell’argento. L’italiano Carlo Orlandi potè invece festeggiare l’oro olimpico. Un titolo che per lui non rappresentò solo la realizzazione di un sogno, ma l’occasione per mostrarsi al mondo e farsi sentire, perchè a volte le parole sono superflue e i fatti fanno molto più rumore.