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Sui podi olimpici si possono spesso notare gli occhi lucidi degli atleti. Quelle lacrime possono avere diversi significati, specie se si guardano i due gradini più bassi del podio: alle volte un argento o un bronzo sono quasi una delusione e le lacrime sono di rabbia, ma altre volte esprimono semplicemente la gioia incommensurabile per il traguardo raggiunto. Di quest’ultima categoria fanno parte Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, la coppia sincro per eccellenza dei tuffi italiani. Cagnotto-Dallapè hanno iniziato ad allenarsi assieme in vista dei Mondiali di Roma 2009, subito una grande pressione e subito uno storico argento iridato. La loro carriera di coppia è proseguita con tante medaglie, a livello italiano ma soprattutto continentale: dal 2009 al 2012 Cagnotto-Dallapè sono sempre salite sul gradino più alto del podio ai Campionati Europei.
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Alla coppia d’oro del sincro mancava però quella maledetta medaglia olimpica. Mai aggettivo fu più azzeccato. Impossibile dimenticare le lacrime di Tania e Francesca dopo il sincro 3m delle Olimpiadi di Londra 2012: sconsolate, non si capacitavano di quel maledetto quarto posto, per soli due punti, persi soprattutto nel terzo tuffo, quel doppio e mezzo avanti carpiato con un avvitamento che i giudici hanno premiato meno di quello della coppia canadese. Le azzurre ammisero di non averlo eseguito bene, ma non peggio delle colleghe nordamericane. Le perplessità su quelle valutazioni c’erano, ma i voti dei giudici non si potevano cambiare: medaglia di legno. In quella sfortunatissima rassegna a cinque cerchi inglese, Tania prese parte anche alla gara individuale dai 3 metri, proprio il giorno dopo quel quarto posto con Francesca. La bolzanina mise da parte il dolore per il risultato della giornata precedente e fece una gara meravigliosa. I tuffi però sanno essere molto crudeli: altro quarto posto, questa volta per soli 20 centesimi.
Le parole a caldo di Tania lasciavano intendere un ritiro dietro l’angolo, come per dire: “Non so se ce la faccio ancora ad allenarmi per poi arrivare in gara e perdere la medaglia per pochi punti o addirittura centesimi“. Tania e Francesca, oltre che compagne di sincro, sono sempre state grandi amiche e proprio quest’amicizia le ha fatte tornare in piscina. Dopo aver ricaricato la mente con un po’ di vacanza, le due tornarono ad allenarsi, insieme per inseguire quella maledetta medaglia olimpica. Ritorno alle competizioni per Cagnotto-Dallapè significò ritorno sul podio: grazie ad altri quattro ori europei diventarono la prima coppia sincro femminile a vincere il titolo in otto rassegne continentali consecutive. Nel frattempo, si avvicinava Rio 2016. Le azzurre si presentarono alle Olimpiadi sudamericane con la chiara ambizione di salire sul podio, ma anche con la serenità che comunque fosse andata, niente avrebbe cancellato i loro successi.
E arrivò il tanto atteso 7 agosto 2016: finale diretta. Si iniziò con gli obbligatori: 51,60 per l’ordinario indietro carpiato e 50,40 per l’ordinario rovesciato carpiato. Cagnotto-Dallapè occupavano la seconda posizione dietro alle inarrivabili cinesi Wu Minxia e Shi Thingmao. Toccava alla terza rotazione, con quel doppio e mezzo avanti carpiato con un avvitamento che tanto costò quattro anni prima. Il tuffo fu ottimo: 71,10 il punteggio che confermò il secondo posto. Superato il terzo tuffo sembrava ormai una gara in discesa, ma in questo sport basta una distrazione per invalidare tutto. E quel 66,30 nel triplo salto mortale e mezzo avanti carpiato ha preoccupato non poco. Alla fine della rotazione però, Cagnotto-Dallapè erano ancora seconde, con otto punti di margine sul Canada e 10 sulla Malesia: la medaglia era ad un passo. Tania e Francesca lo sapevano e quell’ultimo passo non volevano sbagliarlo.
E dunque, per quella che si pensava sarebbe stata l’ultima volta, si sentì la voce di Tania: “Pronta?”. “Sì” rispose Francesca. “Uno”. “Due”. “Tre”. Si udirono i trampolini rimbalzare ed il respiro dei tifosi si fermò. Il doppio salto mortale e mezzo ritornato fu meraviglioso, ma bisognava attendere il punteggio. Tania uscì dall’acqua per prima e chiamò a sé Francesca, che non ebbe il coraggio di voltarsi a vedere il tabellone e abbracciando la compagna continuò a chiederle: “Ce l’abbiamo fatta?”. Il punteggio uscì: 74,70 per un complessivo 313,83 che valse la medaglia d’argento. A quel punto Tania, con un sorriso smagliante, rispose a Francesca: “Sì”. Subito si unirono all’abbraccio gli allenatori Giuliana Aor e Giorgio Cagnotto, papà di Tania nonché ultimo azzurro capace di salire sul podio olimpico. Quel giorno venne scritta una nuova pagina di storia: Dallapè-Cagnotto per la prima volta portarono l’Italtuffi femminile sul podio a cinque cerchi. Tania e Francesca salirono sul secondo gradino del podio con gli occhi lucidi, questa volta di gioia, accompagnati da grandi sorrisi. Tania e Francesca, grandi amiche, anche simili fisicamente, capaci di volare diventando un’unica figura. Tania e Francesca, dopo una vita in sincro hanno vinto quella maledetta medaglia olimpica.
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