Amarcord

L’angolo del ricordo: Albert Guðmundsson, un islandese al Milan

Che ci fa un islandese a Milano a pochi anni dalla fine della guerra? Non è una barzelletta ma la storia di Albert Guðmundsson, uno sportivo, un politico e forse un pioniere. Divenne ministro dell’industria dell’Islanda come Che Guevara a Cuba. Ma se al contrario dell’icona argentina non ha mai impugnato un fucile, l’abito del rivoluzionario lo ha vestito a modo suo. Albert Guðmundsson è stato infatti il primo calciatore islandese a giocare nel professionismo arrivando a giocare in tre dei cinque campionati maggiori d’Europa. Lo chiamavano ‘La Perla Islandese’ e con questo appellativo il Corriere dello Sport salutò la sua partenza nel 1949 dal Milan per giocare in Francia. Ma come ci è arrivato Guðmundsson a vestire la maglia rossonera? Iniziò a giocare per il Valur, una squadra locale d’Islanda che nel 1986 arrivò perfino a sfidare la Juventus in Coppa dei Campioni. Poi per motivi di studio si trasferì in Scozia: “Prima della guerra il calcio era l’unica occasione di divertimento per noi ragazzi islandesi. L’Islanda era molto isolata rispetto al resto del mondo ma dopo la guerra i contatti si intensificarono – raccontò in un’intervista al Guerin Sportivo – Andai a studiare in Scozia dove trovai un allenatore islandese che mi presentò al Rangers Glasgow. Mi ingaggiarono“.

Dopo una breve esperienza in Scozia, è l’Arsenal a fargli firmare un contratto. Nel 1947 si trasferisce in Francia, al Nancy dove resta una sola stagione. Ma quello con la Francia non è altro che un arrivederci. Nella stagione 1948-49 il mercato torna a riaprire le porte agli stranieri e il Milan ne approfitta. Arrivano due mezzali: Paddy Sloan, irlandese, e Guðmundsson. “Ero il primo scandinavo in Italia – raccontò – dopo di me ne arrivarono a flotte: Nordhal, Liedholm. Di quella stagione conservo tantissimi ricordi, legati ad un bellissimo paese e ad un grande calcio”. Ma l’esperienza in rossonero, complice un infortunio al ginocchio, non è fortunata. Chiuderà con 14 presenze e due reti prima di tornare in Francia con le maglie di Racing Paris (con la quale affronterà la sua ex squadra, il Milan, nel 1951) e il Nizza. Poi, nel 1953, il ritorno a casa, in Islanda, al Valur e ad Hafnarfjarðar, nel sud del paese, non distante dalla sua Reykyavik dove oggi, di fronte all’edificio della federazione nazionale, sorge una statua in suo onore. D’altronde si parla del pioniere del calcio islandese e se oggi l’Islanda è una Nazionale competitiva capace di arrivare fino ai quarti di finale di un Europeo è anche merito di chi nel dopoguerra riuscì a calcare per primo i campi più difficili d’Europa. Dopo il ritiro dal calcio giocato, ha iniziato la carriera politica. Nel 1974 è stato eletto all’Alþingi, il parlamento islandese. Sei anni più tardi, si è candidato per la presidenza venendo sconfitto. Nel 1985 viene nominato ministro dell’industria, carica che perderà a seguito di uno scandalo in cui viene coinvolto. Negli ultimi anni della sua vita lavorerà in Francia come ambasciatore, proprio dove da calciatore ha lasciato i migliori ricordi. In fondo è stata la più naturale chiusura del cerchio.

SportFace