FC Bury - Foto David Dixon CC BY-SA 2.0
Amarcord

Arrivederci Bury FC: il primo anno senza gli ‘Shakers’

A modo suo la stagione calcistica inglese in corso aveva assunto un certo grado di unicità anche senza l’emergenza coronavirus che sta sconvolgendo il mondo. E più precisamente dall’agosto del 2019 quando l‘English Football League, la seconda lega professionistica inglese e organizzatrice dei tre campionati calcistici di rango inferiore alla Premier League, si è trovata nelle condizioni di escludere per problemi economici il Bury Football Club, club fondato nel 1885 e iscritto alla federazione da 125 anni. Dopo 135 anni di attività, due FA Cup e una storia di alti e bassi in prevalenza nelle seconde serie inglesi, il pallone a Bury ha smesso di rotolare. Una città di 60.000 abitanti per uno stadio, il Gigg Lane, che ne raccoglie un sesto. L’impianto calcistico della città di Bury ospita le partite casalinghe della squadra della città sin dalla fondazione, il 1885, e sorge al fianco del cimitero della città. Ma, macabre coincidenze a parte, è troppo presto per poter parlare della fine definitiva di questo storico club della contea della Grande Manchester. Lo testimonia la folla di tifosi (non solo del Bury) riunita all’esterno del Gigg Lane il giorno dell’esclusione dal campionato: chi a lasciare una sciarpa (sul cancello se ne vedono di ogni tipo, dal City allo United, vicini di casa) e chi semplicemente a versare una lacrima. La gente del Bury non abbandona il suo club. Ma soprattutto il Bury non merita di sparire. Perché nonostante i problemi economici, la società non ha mai cessato di far sentire l’apporto alla comunità: le attività per i disabili e per i detenuti sono tra le tante avviate dalla fondazione ufficiale del club.

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Lo chiamarono ‘Shakers’ ma stavolta sono stati i problemi finanziari a ‘scuotere’ il Bury. Il soprannome deriva da una storica frase del presidente Mr. J T Ingham che in occasione della finale della Lancashire Cup del 23 aprile 1892 si rivolse alla squadra così:

  • “We shall shake ‘em, in fact, we are the Shakers”

E da quel giorno, anche il Bury poté iscrivere il suo appellativo alla tradizionale lista inglese che vede i club di oltremanica conosciuti nel mondo sia con il nome che con il soprannome. Lo stemma è un riferimento alla città a testimonianza del legame stretto  della comunità con il club. Nel logo è contenuta una incudine (simbolo dell’industria di metalli), un vello (simbolo dell’industria laniera), una spoletta per il filato (per l’industria tessile) e due piante di papiro per l’industria cartaria. Le uniche due vittorie nel palmares del club sono due FA Cup dei primi del secolo: 1900 e 1903. In entrambe le occasioni il successo avvenne con due goleade: 4-0 e 6-0, che è ancora il record di risultato più largo nella storia della FA Cup in finale. Sugli spalti la solita folla oceanica che anche ad inizio secolo non mancava all’appuntamento con quello che diventerà il trofeo più longevo al mondo: circa 60.000 spettatori in entrambe le finali. Al Bury oggi gliene basterebbe un sesto. Arrivederci, Shakers.

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