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Si sa, quando si gareggia ad alti livelli, il motto “l’importante è partecipare”, uno dei fondamenti della competizione sportiva, viene molto spesso a mancare. C’è chi però su questa idea dell’agonismo ha costruito la sua popolarità. Eddie Edwards è stato uno dei saltatori con gli sci più famosi della storia, anche se certamente non il migliore.
Michael Thomas Edwards (questo il suo vero nome), è finito sotto i riflettori sul finire degli anni ottanta, grazie al suo sogno e alla sua perseveranza nel lavorare per realizzarlo. Britannico classe ’63, fin da quando aveva dieci anni Eddie sognava di partecipare alle Olimpiadi. Partecipare, non vincere, perché nel secondo caso l’obiettivo sarebbe stato al di sopra dell’impossibile. I suoi risultati non sono mai stati entusiasmanti, ma Edwards non ha mai smesso di lottare per poter raggiungere i Giochi. Dopo aver iniziato con lo sci alpino, ecco il passaggio al salto con gli sci. Per potersi pagare attrezzatura e viaggi, Eddie dorme in macchina e rinuncia ad acquistare cibo, cercando per strada qualcosa da mettere sotto i denti.
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Nonostante i risultati continuino a essere piuttosto scadenti, Edwards riesce a passare alle competizioni internazionali per mancanza di altri atleti britannici in quella disciplina. Il suo esordio in Coppa del Mondo arriva nel dicembre 1986 a St. Moritz, in una gara di Coppa Europa. Il primo piazzamento di sempre è un 67° e ultimo posto, ma a lui non importa. Appena quattro giorni dopo Eddie fa la sua prima apparizione in Coppa del Mondo, nella tappa di Oberstdorf del torneo dei Quattro Trampolini. Anche in questo caso, neanche a dirlo, il saltatore inglese è in fondo alla classifica finale. Nonostante le prestazioni siano più che scadenti, Edwards si prende il record britannico con un salto di 73,5 metri.
La vera svolta nella vita di Edwards arriva alle Olimpiadi Invernali di Calgary, nel 1988. Eddie riesce a conquistarsi un posto per i Giochi, anche perché era l’unico pretendente per la squadra britannica. In Canada la sua storia, già in parte conosciuta, diventa di dominio mondiale. Tutti fanno il tifo per questo atleta atipico, a cui del successo non importa assolutamente niente. Il suo strambo modo di saltare gli consegna il soprannome di “The Eagle” (l’aquila). Pare che anche il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan abbia interrotto una riunione per assistere alla sua prova. Sia nel trampolino normale che in quello lungo arriva l’ultima piazza assoluta, con un punteggio quasi dimezzato rispetto a quello dei penultimi in entrambe le gare, ma la sua popolarità è ormai globale. Dopo le Olimpiadi Eddie torna in patria da eroe, partecipando a diverse trasmissioni televisive e divenendo il simbolo di quello sport non competitivo, ma praticato per pura passione, come pochi riescono davvero a fare.
Il suo caso rimarrà però isolato. Il Cio, dopo l’esperienza con “The Eagle”, cambierà i regolamenti di qualificazione, inserendo dei paletti per non permettere che chiunque possa calcare quei palcoscenici. La storia di Eddie è rimasta quindi un unicum, e forse proprio per questo ha avuto un tale rilievo, tanto da ispirare addirittura un film (Eddie The Eagle – Il coraggio della follia, 2016). A distanza di oltre trent’anni, The Eagle è ancora uno degli sportivi di cui nel Regno Unito vanno più fieri.
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