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Un anno e due giorni. Tanto è passato da quel 24 aprile del 2019 in cui Jannik Sinner si annunciò ufficialmente nel circuito maggiore raccogliendo la sua prima vittoria nell’Atp di Budapest. Probabilmente prematuro inserire questa partita nella nostra rubrica dell’angolo del ricordo ma l’ascesa dell’altoatesino nel corso della scorsa stagione ha virtualmente dilazionato i tempi. Difficile associare lo stesso ragazzino diciassettenne che iniziava l’anno al numero 553 del mondo a quello che chiudeva il 2019 con il best ranking di numero 78 a novembre. Undici mesi di un percorso di maturazione che ha sbalordito tutti e si è concluso con la ciliegina sulla torta, il trionfo alle Next Gen a Milano.
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Di Next Gen, di fatto, Sinner aveva solo l’età nella carta d’identità. La capacità di mantenere un altissimo livello nell’arco della stessa settimana si palesò già nel Challenger di Bergamo, traguardo che gli permise di diventare il più giovane italiano a imporsi in un torneo di questo circuito. In Ungheria, nonostante la classifica di numero 314 al mondo, Jannik non aveva ormai bisogno di presentazioni. Certo, è servito un pizzico di fortuna per accedere al main draw come lucky loser ma qualche inevitabile saliscendi è da mettere in conto per chi assaggia per la prima volta un livello del genere. Le stesse montagne russe vissute al primo turno contro il giocatore di casa Mate Valkusz, battuto con l’emblematico punteggio di 6-2 0-6 6-4.
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Dopo un primo set dominato, Sinner ha staccato la spina nel secondo ma è riuscito nell’azzerare tutto e partire col piede giusto nella frazione decisiva issandosi sul 3-0. Con la bandiera a scacchi sempre più vicina il 17enne azzurro ha tentennato cedendo per due volte il break di vantaggio e lasciando avvicinare l’avversario sul 4-5. E’ bastato però l’ennesimo colpo di spugna per tornare a liberare il braccio e chiudere la contesa con tre dritti consecutivi: un sobrio pugno rivolto verso il suo angolo, la consapevolezza di aver piazzato solamente il primo tassello di un progetto ambizioso, già corroborato dalla prima vittoria al Foro Italico, la prima semifinale ad Anversa e le prime vittorie Slam. Ecco perché l’angolo del ricordo di Budapest, a distanza di un anno, ha già dentro di sé un forte significato.
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