Il compito di un portiere è, solitamente, quello di evitare che gli avversari segnino un gol, dunque di salvare la propria porta dalle conclusioni della squadra rivale. Alessio Scarpi, in uno strano e freddo pomeriggio del 1998, era il 29 novembre, fece registrare il salvataggio più importante della sua carriera, quello di una vita umana, di un collega calciatore, di un compagno di squadra: quella di Gianluca Grassadonia, difensore e futuro capitano del Cagliari, e ora allenatore alla ricerca di fortuna tra Serie C e B.
Al Friuli di Udine i padroni di casa si erano già segnalati come una delle sorprese del campionato e a fine stagione avrebbero concluso al sesto posto, dunque con la qualificazione in Europa League. D’altro canto i sardi, guidati in panchina da Gian Piero Ventura, venivano da alcuni risultati negativi e cercavano il riscatto contro i bianconeri. Quel giorno, però, il risultato del campo passò decisamente in secondo piano. Per la cronaca, la partita terminò 2-1 in rimonta per friulani, ma fu un episodio a catalizzare l’attenzione di tutti.
Poteva essere un’immane tragedia, per fortuna non fu così. Nel corso di un contropiede dei bianconeri, Tomas Locatelli prova a saltare il diretto marcatore, che gli si frappone in scivolata. Il trequartista di casa riesce a scavalcare il difensore, ma con la gamba colpisce involontariamente la testa dell’avversario. La nuca è quella di uno dei liberi più conosciuti del campionato, uno degli ultimi a interpretare questo ruolo ormai in soffitta: Gianluca Grassadonia, già noto per le annate al Foggia di Zeman e in Sardegna da due anni (e fino al 2003, diventando anche capitano). Il colpo è violentissimo e causa a Grassadonia addirittura l’arresto cardiaco.
La preoccupazione in campo è visibile e ben presto un po’ tutti si accorgono della gravità della situazione. Era un calcio diverso quello di oltre vent’anni fa, non c’era ancora l’obbligo di tenere dei defibrillatori all’interno degli impianti. E infatti non ve ne era alcuno. Grassadonia stava morendo davanti agli occhi di migliaia di spettatori e tra le braccia dei compagni, quando interviene, con prontezza e coraggio, il portiere della squadra rossoblu, Alessio Scarpi. E’ proprio lui a praticare, in un primo momento, il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, per tre volte. A lui si aggiungerà presto il medico dell’Udinese Giorgio Indovina, e dopo alcuni interminabili secondi Grassadonia riapre gli occhi di colpo, muove le gambe, reclina la testa. Il suo cuore è tornato a battere, si è salvato ma, ovviamente, urge il ricovero in ospedale. Potrà continuare a giocare per tanti anni, fino poi a intraprendere la carriera di allenatore. E il 20 maggio Gianluca Grassadonia compie gli anni: il salernitano spegne 48 candeline, e siamo convinti che, senza alcuna retorica, senza l’intervento prodigioso, senza guanti ma con incredibile nervi saldi, di Alessio Scarpi, oggi non avrebbe potuto festeggiare nulla. E per quel piccolo miracolo, Scarpi convinse la Gazzetta dello Sport, prima volta nella storia, ad affibbiare un 10 in pagella.