Amarcord

L’angolo del ricordo: Napoli, trent’anni fa a Bologna il secondo scudetto di Maradona

Diego Armando Maradona al Napoli, foto di pubblico dominio

Era il 22 aprile 1990 e a Bologna il cielo si tinse d’azzurro. Per la seconda e ultima volta, ma nel modo più dolce. Trentatreesima giornata di Serie A, il Napoli divideva la prima posizione in classifica con il Milan a due giornate dal termine: anche i rossoneri erano a quota 47 punti, ma in caso di arrivo appaiate sarebbero stati proprio i partenopei a prevalere. Dunque, con due vittorie su due la squadra allenata da Alberto Bigon, che aveva sostituito quell’Ottavio Bianchi che due anni prima portò a casa il primo titolo degli azzurri, si sarebbe laureata campione d’Italia. L’ufficialità, in ogni caso, sarebbe arrivata soltanto al fischio finale dell’ultimo turno, ma di fatto lo scudetto fu vinto dal Napoli proprio in quel pomeriggio in terra felsinea.

TUTTA NAPOLI A BOLOGNA – Era l’anno che sarebbe poi stato ricordato come quello delle notti magiche azzurre del Mondiale 1990 ospitato proprio dal Bel Paese, ma altri azzurri, quelli del Napoli, vissero una giornata epocale già un paio di mesi prima rispetto alla Nazionale. I campani fanno visita a un Bologna ormai salvo e con poco o nulla da chiedere al campionato, il Milan invece è atteso da una trasferta complicata sul campo del Verona, ancora invischiato nella lotta salvezza con le proprie carte da giocare per non retrocedere. I partenopei, guidati in campo da un Diego Armando Maradona che quell’anno chiuse con 16 gol e la solita classe dispensata però in maniera forse non troppo costante, ci misero davvero pochissimo a chiudere la pratica. Al Dall’Ara c’erano almeno ventimila tifosi campani, una vera e propria marea azzurra che spinse fin da subito il Napoli, che dopo appena un quarto d’ora si trovava avanti di tre gol. Careca aveva aperto le danze con una prodezza, Maradona firmato il raddoppio a modo suo, Francini aveva trovato gloria con il tris. Partita praticamente finita e il pensiero di giocatori, staff tecnico e pubblico che va inevitabilmente al Bentegodi.

DEJAVU A VERONA – Radioline sintonizzate su Tutto il calcio minuto per minuto quasi a rischiare di mandare in tilt le frequenze felsinee, ma dal campo dell’Hellas non arrivano buone notizie, visto che i rossoneri sono avanti di un gol grazie alla punizione di Simone. Nel frattempo a Bologna i padroni di casa hanno un sussulto d’orgoglio con De Marchi e Iliev nel finale, nel mezzo la rete di Alemao che fissa il punteggio sul 2-4 finale. In terra veneta, però, succede di tutto. Van Basten viene espulso e a stretto giro di posta Sotomayor pareggia i conti. E’ solo l’inizio della seconda fatal Verona della storia del Milan dopo il 1973, quando il Diavolo venne incartato dai gialloblu e perse un altro scudetto, in quel caso in un dualismo con la Juventus. Il pareggio, comunque sia, lasciava qualche flebile speranza al Milan in vista dell’ultima giornata, ma nel recupero ecco confezionato l’incubo rossonero. Rijkaard e Costacurta seguono le orme del cigno di Utrecht e vengono sbattuti anzitempo negli spogliatoi dall’arbitro: gli ospiti si riducono così in otto e anche Sacchi viene allontanato per proteste. Mancano pochi secondi al fischio finale quando Davide Pellegrini decide di far partire una traiettoria imprevedibile che scavalca il portiere rossonero con un pallonetto incredibile e regala agli scaligeri una vittoria da urlo che però non bastò per evitare una settimana dopo la retrocessione in B. Fu sufficiente, però, per assistere alla gioia dello stadio Dall’Ara dipinto di blu, con l’ufficialità del secondo scudetto che arrivò sette giorni dopo con la vittoria contro la Lazio in un San Paolo divenuto una vera e propria bolgia per celebrare al meglio il secondo e (al momento) ultimo titolo in Serie A.

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