Cinque minuti di ordinaria follia. I campi a volte polverosi e un po’ trascurati di Serie B hanno regalato nel corso degli anni emozioni e scene indimenticabili: nel suo piccolo anche ciò che accadde in Ascoli-Reggina del 2009 è un unicum o quasi nella storia del calcio italiano, nonché dimostrazione della natura lunatica e instabile di questo sport e dei suoi protagonisti. Al Del Duca in pochi secondi si assistette a un’altalena di emozioni forse senza precedenti, almeno nel Bel Paese e in tempi moderni, una scena che all’estero sono abituati a vedere con più frequenza ma che da noi diede (e dà ancora) la sensazione dell’araba fenice.
VITTORIA A TUTTI I COSTI – E’ il 5 dicembre 2009, diciassettesima giornata di Serie B. Entrambe le squadre vivono un momento difficile: gli ospiti amaranto sono reduci da una vittoria dopo il cambio di allenatore (Iaconi al posto di Novellino), ma sono ben lontane dalle prime posizioni alle quali ambiscono, i padroni di casa guidati da Bepi Pillon sono invece in grave difficoltà e nei bassifondi della classifica con appena quindici punti racimolati. A entrambe, dunque, serve la vittoria a tutti i costi. E in un freddo pomeriggio d’autunno inoltrato una partita che si annunciava come decisamente anonima in un campionato cadetto ancor meno valorizzato rispetto ai nostri giorni, si appresta invece a entrare nella storia, facendo passare il risultato definitivo, che per la cronaca sarà di 1-3 per i calabresi grazie ai gol nel finale di Bonazzoli e Barillà. Ma l’attenzione di tutti era già stata rapita da quanto era accaduto in occasione dei primi due gol.
UN GOL INCREDIBILE – Scocca il quattordicesimo minuto del primo tempo al Del Duca e improvvisamente il difensore della Reggina Carlos Valdez accusa un infortunio muscolare proprio mentre stava controllando indisturbato la sfera e decide di metterla fuori in rimessa laterale per consentire ai medici di prestargli le cure. Una scena vista ormai innumerevoli volte, ma quel pomeriggio andò diversamente. Il centrale sudamericano non ha abbastanza forza per allontanare con violenza il pallone e così, poco prima che possa oltrepassare la linea laterale, il capitano ascolano Vincenzo Sommese si fionda sul pallone, lo controlla e si invola verso la porta nell’incredulità generale. I calciatori della Reggina, infatti, erano tutti fermi, e anche alcuni giocatori di casa avevano capito che Valdez si era fatto male e bisognava fermare il gioco. Il numero 10 bianconero, però, probabilmente non capendo la situazione, o forse per il detto universale secondo cui “l’occasione fa l’uomo ladro”, arriva fin dentro l’area di rigore e fornisce l’assist al bacio per Antenucci che non sbaglia. Incredibile, ma vero, è 1-0 e monta la rabbia degli ospiti.
QUEI TRE MINUTI – Si scatena una rissa furibonda, tra le più feroci mai viste su un campo di calcio italiano. Parte la caccia all’uomo, si cerca Sommese, effettivamente colpevole di aver innescato la miccia, viene colpito al volto da Costa che viene espulso dal direttore di gara Pinzani. Dopo tre minuti di vero e proprio caos sul campo ritorna la normalità, se così si può chiamare: l’Ascoli si era macchiato effettivamente di un episodio non proprio edificante, ma si ritrovava in vantaggio di un gol e di un uomo, in più i calabresi avevano anche dovuto sostituire Valdez per infortunio. Palla al centro, è il 20′ e finalmente si può ripartire, ma nessuno sa ancora che in quei cinque minuti tra il gol di Antenucci e la ripresa faticosa del gioco era scattato qualcosa nella mente di un uomo d’altri tempi, un vero e proprio gentleman del calcio come Bepi Pillon.
PILLON DICHIARA AMORE AL CALCIO – Un gol come quello segnato dai suoi non piacque probabilmente a molti tifosi, ma vista la situazione di classifica dei marchigiani tutto sommato il fine ultimo di una vittoria per scacciare via la paura aveva in quel momento più peso della sportività. Non per l’allenatore veneto, che nel parapiglia generale aveva deciso, dopo un rapido confronto con la squadra, di dar vita a un inaspettato episodio di fair play. I padroni di casa, dopo la battuta dal dischetto di centrocampo da parte dei calabresi, si fermano improvvisamente disinteressandosi del gioco. Appare subito chiaro come gli ascolani volessero immediatamente espiare la colpa di un gol scorretto nella sua dinamica, regalando l’immediato pareggio agli avversari, che in effetti con Pagano arrivano a tu per tu con il portiere e firmano l’1-1 in una scena surreale con tutti i calciatori bianconeri immobili come statue da diversi secondi. Stupore generale, poi scrosciano gli applausi: l’Ascoli aveva fatto gol due volte, prima segnando nel modo meno nobile, dunque subendo il più dolce dei gol.
LA SCELTA GIUSTA – Peccato che questo gesto costò la sconfitta e i tifosi, dimenticandosi come per magia di aver assistito a un episodio storico, si lasciarono andare a una dura contestazione nei confronti della squadra a fine partita, tanto che Pillon, che vinse per questo motivo una serie di premi legati al fair play nel mondo dello sport, fu costretto a dichiarare di essersi quasi pentito di quanto fatto: “Rifarei il gesto di fair play? Non lo so. Siamo rimasti due ore negli spogliatoi. Il nostro è un calcio malato. Nei mesi in cui sono stato fermo, sono andato all’estero e ho visto un altro calcio. Da noi è tutto esasperato, ci sono troppi interessi e troppe situazioni che rendono la partita una sofferenza e non una gioia. Quando abbiamo segnato non ci eravamo accorti di cosa fosse successo. Il premio fair play? Più che a me, devono darlo alla squadra. Abbiamo deciso insieme come agire. In quel momento, con tutta la confusione che c’era, mi sembrava la cosa giusta da fare”. E sì che era la cosa giusta da fare.