La massima aspirazione degli atleti è vincere l’oro olimpico, quella medaglia che permette di scrivere il proprio nome nella storia dello sport. Non tutti ci riescono, anzi. Ci sono atleti che vincono tutto, ma quella medaglia non arriva mai e il palmares incompleto finisce per togliere un po’ di valore alla carriera. Per questo, ci sono atleti che inseguono il sogno a cinque cerchi una vita intera e magari ci riescono all’ultima gara, come Michele Frangilli. Michele si presentò ai Giochi Olimpici di Londra 2012 con un palmares da campione vero: 11 titoli mondiali, 8 europei e 50 italiani, ma “solo” un argento ed un bronzo olimpico. Mancava quell’oro e il destino consegna a Frangilli la possibilità di vincerlo con l’ultima freccia a disposizione.
Ai Giochi londinesi, Frangilli prese parte alla prova a squadre del tiro con l’arco assieme a Marco Galiazzo e Mauro Nespoli. Gli azzurri iniziarono la propria Olimpiade qualche ore prima della Cerimonia di Apertura con le qualificazioni, dove si classificarono sesti. Agli ottavi di finale incontrarono dunque Taipei, squadra ostica ma sconfitta senza troppi problemi (216-206). Nei quarti, l’Italia si trovò ad affrontare la Cina, che a dispetto del terzo posto in qualificazione non riuscì ad impensierire troppo i nostri portacolori (220-216). Le sorprese non mancarono: la Francia, seconda in qualifica, viene sconfitta ai quarti dal Messico, che diventò l’avversario degli azzurri in semifinale. I messicani continuarono a sorprendere, uscendo sconfitti dall’Italia per soli due punti (217-215). I tre arcieri azzurri si qualificarono quindi alla finale, dove arrivò un’altra grande sorpresa del torneo. Sì, perché la favoritissima Corea del Sud, che in qualificazione con 2087 punti aveva stabilito il record del mondo, in semifinale si dovette arrendere agli Stati Uniti. La finale fu dunque una sfida tra la formazione tricolore e quella a stelle e strisce.
La gara, come ogni finale olimpica che si rispetti, fu entusiasmante, una lotta punto a punto tra le due squadre. Nella terza volée si sbloccò Nespoli, che mise a segno due dieci. Un otto di Galiazzo però fece avvicinare gli statunitensi, distanti solo due lunghezze dagli azzurri (165-163). Il finale fu da cardiopalma. I telespettatori italiani, numerosi in quel sabato pomeriggio, sobbalzarono quando un errore di Frangilli portò gli statunitensi ad un solo punto di distacco. Il vero brivido arrivò poco dopo, con Galiazzo che non andò oltre l’otto. A quel punto dipendeva tutto dall’ultima freccia e toccava a Frangilli scoccarla. Proprio Michele si trovò a portata di mano quel titolo olimpico che gli mancava. Il punteggio di 218 a 209 indicava tre possibili scenari: un otto (o meno) per l’argento, un nove per lo spareggio, un dieci per l’oro. Una sola freccia separava l’Italia del tiro con l’arco dal primo titolo olimpico a squadre. Nello storico stadio Lord’s Cricket Ground calò il silenzio. Frangilli si concentrò e scoccò la freccia. “Teeeeen” disse lo speaker: era un dieci, era medaglia d’oro Italia.