Era un’ipotesi che circolava da mesi e ora è arrivata l’ufficialità : il Governo degli Stati Uniti ha negato il pagamento della propria quota alla Wada, trattenendo quindi il contributo pari a 3,6 milioni di dollari, pari a circa 3,48 milioni di euro. Ad annunciarlo è stata l’Agenzia antidoping a stelle e strisce, l’Usada, che ha sottolineato come la scelta sia stata presa dall’Office of National Drug Control Policy (ONDCP) della Casa Bianca. Nella nota sono riportate anche le parole dell’amministratore delegato dell’agenzia statunitense, Travis Tygart, che mostrato pieno supporto alla scelta del governo, spiegando che è stata “la scelta giusta per proteggere i diritti degli atleti, la responsabilità e la competizione leale. La Wada non ci ha dato altra scelta, dopo non essere riuscita a soddisfare le nostre richieste ragionevoli, come un audit indipendente sulle sue operazioni, per raggiungere la trasparenza necessaria”.
Governo americano contro la Wada, il motivo
Ma da dove nasce questa scelta? Il motivo di questo scontro è da ricercare nella ben nota situazione emersa ad aprile 2024, quando il New York Times e la tedesca ADR hanno rivelato il dossier sui 23 nuotatori cinesi risultati positivi in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020, ma poi scagionati dall’agenzia mondiale. Da lì ne è seguito uno scambio di mail che non ha fatto altro che aggravare la situazione, fino a portare a una minaccia che quest’oggi si è tramutata in realtà . Dopo quello che è stato definito un “trattamento speciale” da parte della Wada nei confronti degli atleti cinesi, “molti soggetti da tutto il mondo – atleti, governi e agenzie anti-doping nazionali – hanno cercato risposte e trasparenza dai vertici della Wada”, ha aggiunto Tygart.
La risposta dell’agenzia mondiale
Non si è fatta attendere la risposta della Wada che, dopo aver confermato il mancato incasso della “quota” statunitense (sottolineando che il budget a disposizione per il 2025 è di circa 55,7 milioni di euro), ha annunciato che i rappresentanti americani saranno ora ineleggibili per il Consiglio di fondazione o per il comitato esecutivo. In un’intervista a L’Équipe dello scorso dicembre, il direttore generale della Wada, Olivier Niggli, aveva parlato di “potenziale minaccia, da parte degli Stati Uniti, di interrompere i finanziamenti. Se così fosse, continueremo a lavorare senza i soldi americani. Il contributo americano non è sufficiente a compromettere l’Agenzia, ma è ovvio che inciderebbe su un certo numero di progetti in corso e probabilmente richiederebbe un confronto con gli altri partner per compensare questa mancanza”.