Tutte le scaramanzie più strane degli sportivi: dalla barba a metà di Tamberi ai riti di un mito come Johan Cruijff
Grandi campioni dello sport, del presente e del passato, e superstizioni su misura per affrontare le gare osservando piccoli riti portafortuna. Vero è che certi gesti non si svelano, ma se qualcuno ha fatto un’eccezione, qualcun altro è stato scoperto reiterando i gesti seriali. E vai a sfatare il mito che le vittorie siano comunque legate a quelle scaramanzie. Un esercizio del tutto inutile…
Nel tennis, per esempio, le bottiglie hanno da sempre il loro ruolo: era così per Rafa Nadal, attento a rivolgere le etichette sempre nella stessa direzione, ed è così per Naomi Osaka che sta molto attenta al fatto che restino dritte e disposte sempre allo stesso modo rispetto al logo. Diverso il discorso per Daniil Medvedev che lega le sue abitudini scaramantiche alla preparazione della prestazione: il pasto due ore e mezza prima di scendere in campo non è casuale, spacca il secondo.
La barba a metà di Gimbo Tamberi ormai è un must, per la surfista Carissa Moore, pentacampionessa del mondo, la superstizione è speculare e riverbera sul ragazzo: quando lei doma le onde lui deve indossare dei calzini portafortuna. E non è leggenda: lei stessa ha raccontato come le rare sconfitte hanno coinciso con l’assenza dei calzini. Insomma, non riprovare per credere. Per la triatleta paralimpica Melissa Stockwell il piccolo dinosauro che le ha regalato il figlio è un oggetto inseparabile.
La pallavolista statunitense Vashti Cunningham si carica vedendo Kill Bill la sera prima di ogni partita, la campionesse olimpica di golf Nelly Korda, tiene tre tee tra i capelli (è il supporto su cui vengono poggiate le palline all’inizio del gioco). Restando nell’ambito, anche una icona come Tiger Woods non ha mai rinunciato alla sua superstizione: la polo rossa nella giornata conclusiva di ogni torneo è la scelta cromatica che risale all’Università di Woods, Stanford, famosa per le sue tinte porpora.
Dal pigiama di Terry ai lacci di Serena Williams: sport e scaramanzia
Per Jason Terry, uno dei cestisti top della NBA tra Atlanta Hawks, Dallas Mavericks, Houston Rockets e Milwaukee Bucks, dormire la notte prima della gara con un pigiama che richiamasse i colori della squadra avversaria era un rito irrinunciabile.
Il brasiliano Lyoto Michida, un mito della MMA, non iniziava le sue giornate senza bere a colazione un bicchiere delle proprie urine (e già ). Michael Jordan non rinunciava mai ai pantaloncini dei Tarheels, la sua squadra ai tempi del college in North Carolina. Tra le grandi star di sempre la tennista Serena Williams è stata una catena di riti scaramantici: dalla pallina fatta rimbalzare sempre lo stesso numero di volte prima di servire: cinque volte la prima e due la seconda. E poi le scarpe da doccia nella borsa portata in campo e le scarpe allacciate sempre allo stesso modo.Â
Lo storico capitano del Chelsea John Terry snocciolava quattro scaramanzie: ascoltare sempre lo stesso CD di Usher, sedersi nello stesso identico posto dell’autobus che porta a Stamford Bridge, eseguire tre giri di nastro adesivo intorno alle caviglie ed essere l’ultimo ad andare in bagno. Per non parlare del mito Johann Cruijff: il colpetto allo stomaco del portiere era il primo rito; per chiudere con il chewing-gum sputato nella metà campo avversaria prima del fischio d’inizio. Ogni sport e ogni campione hanno la loro scaramanzia. Non è detto che quella faccia vincere, ma provereste mai a convincere i diretti interessati del contrario? La risposta è… impossibile.