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“Dobbiamo tutelare soprattutto i piccoli comuni, dove vive circa l’80% degli italiani. Un conto è chiudere un bar, un teatro o una palestra a Milano e un conto è farlo in un comune piccolo dove magari c’è un solo bar, un solo teatro e una sola palestra. Il 70% degli italiani vive in comuni con meno di 5.000 abitanti e gli chiudi l’unica pizzeria, l’unica piscina, l’unico cinema o l’unico bar? Oltre al danno economico c’è anche il danno sociale e morale fatto da chi per decreto chiude indistintamente anche in zone dove non c’è il problema sanitario“. Queste sono le parole d’esordio di Matteo Salvini, rilasciate ai microfoni di Affaritaliani.it e concernenti le nuove restrizioni promosse da Giuseppe Conte, firmatario del Dpcm del 24 ottobre 2020.
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In seguito, il leader della Lega ha puntato il dito sul modus operandi del governo, considerando peraltro le proteste di grandi imprenditori nostrani: “Nessuno si fida delle promesse di Conte, anche sugli indennizzi, visto che avevano promesso la cassa integrazione ad aprile e qualcuno la sta ancora aspettando oggi. Ho letto poi le dichiarazioni di tanti imprenditori, da Bonomi di Confindustria a Bono di Fincantieri, giustamente critiche nei confronti del governo: questi non ascoltano proprio nessuno, sono confusi ma anche arroganti. Ho invitato i nostri sindaci a stare in mezzo alla gente, ai lavoratori e ai commercianti, a chi manifesta in maniera civile. Tutto viene lasciato sulle spalle di sindaci e polizia locale, che ovviamente non ce la fanno più“.
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