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La Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc), la Federazione Italiana Pallacanestro (Fip) e la Federazione Italiana Pallavolo (Fipav), hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi in merito ai decreti di riforma dello sport che dovrebbero diventare effettivi in seguito alla prossima riunione del Consiglio dei Ministri. “In questo momento così drammatico per il nostro Paese, noi Presidenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio, della Federazione Italiana Pallacanestro e della Federazione Italiana Pallavolo, ci rivolgiamo direttamente alla Sua persona”, si legge in apertura della lettera. Uno dei nodi principali da risolvere riguarda l’abolizione del vincolo sportivo, ma non solo: “Noi siamo assolutamente favorevoli al pieno riconoscimento di maggiori tutele a favore di atlete ed atleti, di allenatori e collaboratori sportivi, ma al contempo siamo ben consci degli enormi problemi che le società sportive stanno affrontando. Rileviamo inoltre come due tematiche in modo particolare, quali l’abolizione del cosiddetto ‘vincolo sportivo’ e la nuova disciplina relativa al ‘lavoro sportivo’, comportino gravi ripercussioni ai danni delle società sportive che abbiamo il dovere di tutelare”.
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“La crisi pandemica in atto non si risolverà domani e gli effetti economici si protrarranno ovviamente nel tempo. Gravare di ulteriori oneri le società sportive porterebbe inevitabilmente molte di esse a cessare l’attività“, spiegano nella lettera le varie Federazioni. Che continuano: “Fin dal sorgere della crisi sanitaria ed economica le Federazioni hanno sostenuto i rispettivi movimenti con interventi mirati nell’intento di alleviare gli effetti prodotti dalle necessarie normative di restrizione”. “Riteniamo però giusto che quanto fatto, e quanto ancora sarà necessario fare, non sia vanificato da alcuni istituti che, in questo frangente, costituirebbero un ulteriore gravoso onere da porre a carico dei sodalizi sportivi. Signor Presidente”, si legge in chiusura della lettera, “Le stiamo chiedendo di valutare con grande attenzione l’effetto di tali disposizioni e, se non fosse possibile riconsiderarli nel merito, quanto meno differirne l’entrata in vigore“.
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