“Ho sempre pensato che una università, e in particolare una Università con una reputazione eccellente come l’Università San Raffaele debba essere votata alla ricerca e alla difesa di scienza e verità. Con rammarico a mio giudizio vi ho visto non solo mancare a questa missione, ma talvolta forse impegnarvi nella direzione opposta“. Giacomo Gorini, ricercatore italiano che a Oxford ha collaborato alla ricerca di un vaccino contro il Covid-19, ha scritto una lettera all’Università San Raffaele, rimproverandola di non essere intervenuta “quando suoi professori parlavano in TV di “virus clinicamente morto”, di “mutazioni delle proteine ma non del genoma”, di irrealistiche “cariche virali” o di una mai verificata attenuazione del virus”.
“A queste affermazioni errate, pericolose e mai corrette, si è poi aggiunta la narrazione che ha definito gli scienziati “topi di laboratorio”, anche se è proprio lo sforzo unificato degli scienziati di tutto il mondo che ci sta tirando fuori da questa brutta situazione – si legge anche nella lettera -. Gli stessi scienziati che voi stessi formate nelle vostre aule. Gli stessi scienziati che hanno scelto il vostro ateneo in cerca di una professione nobile che può dare tante soddisfazioni. Gli stessi scienziati che ispirano i bravi studenti che vogliono fare ricerca senza essere additati dai loro stessi docenti come “topi di laboratorio”.
“Nella fede che gli ideali che mi avete insegnato in tempi più facili saranno da voi presto difesi anche in questi momenti difficili – si conclude la lettera -. Cordiali saluti. Giacomo Gorini, Oxford”.
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