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Vittorio Feltri ha affrontato il tema della morte di George Floyd nell’editoriale apparso su Libero, in cui il giornalista traccia un parallelismo tra la polizia americana e quella italiana: “Le nostre forze dell’Ordine sono serene, difficilmente si fanno prendere dal nervosismo e raramente mettono mano alla fondina per ristabilire la pace. I connazionali si sono rassegnati a essere governati da Conte e personaggi simili, piuttosto scarsi, e sopportano di essere sequestrati in casa, obbligati a stare a distanza gli uni dagli altri. Mentre gli Stati Uniti, che per molti versi noi ammiriamo in quanto efficienti, quando si incavolano danno fuori da matti e invece di limitarsi a borbottare estraggono la pistola e sparano per far capire al volgo chi comanda: la massa, bianca o nera che sia, non è rispettata. Viene trattata quale carne da macello. Il caso del ragazzo di colore soffocato col ginocchio da un agente ha scoperchiato una reazione giustificata nella moltitudine di cittadini. È evidente che gli scontri non sono stati causati da Trump, bensì dal comportamento irresponsabile di un poliziotto crudele e incosciente che si è accanito contro un giovanotto, il quale implorava di poter respirare.
Un problema, quello della violenza della polizia statunitense, atavico secondo Feltri nella cultura degli States, come dimostrano gli episodi avvenuti anche sotto la presidenza Obama: “Sotto la presidenza di Obama, il democratico, i tutori dell’ordine commisero più reati di ora che a menare il torrone è appunto Trump. Segno che la spietatezza dei tutori della legge è una tradizione degli States. Questo è il punto. Il grado di civiltà di un Paese si misura in varie maniere, non ultima quella di avere riguardo per la vita anche di chi sgarra”.
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