“Cosa dovevamo aspettare ancora? Siamo davanti a 5.000 morti, non so cos’altro si dovesse aspettare. Erano giorni se non settimane che medici e cittadini lombardi aspettavano, chiedevano e imploravano“. Queste le parole di Matteo Salvini dopo l’annuncio del Premier Giuseppe Conte della chiusura di tutte le fabbriche con attività produttive non essenziali in tutto il territorio italiano, ulteriore mossa per intervenire contro l’emergenza coronavirus. “Qua è da febbraio che chiediamo di chiudere le attività produttive non essenziali, sistemare i servizi pubblici e mettere mano ai provvedimenti economici perché il primo decreto del governo non aiuta nessuno – ha commentato Salvini intervenuto in diretta televisiva su Top Calcio 24 -. Vediamo di aiutare tutti come gli insegnanti: ricordo che le scuole sono chiuse per gli studenti ma incredibilmente aperte per migliaia di lavoratori. Ormai l’avevano chiesto tutti: sindaci, sindacati, medici, artigiani. Ci sono ancora troppi lavoratori che sono costretti a uscire per lavoro. Per quanto riguarda le fabbriche la competenza era dal Governo. Meglio tardi che mai. Erano giorni e giorni che stavamo pregando di poter mettere fine a questa carneficina“.
E ancora: “Mancano tutti i dispositivi di protezione a chi è in trincea, come farmacisti, poliziotti, carabinieri, cassiere, postini e autisti. Dobbiamo proteggere tutti coloro che sono costretti a lavorare per il bene del Paese. E poi dobbiamo garantire una pace fiscale a qualsiasi lavoratore, dalla Lombardia alla Sicilia. Mi sembra chiaro a tutti che non ne usciremo tra 10 giorni. E’ folle che lo Stato possa chiedere le tasse a chi forse tra nemmeno un anno ne uscirà“.
ULTERIORI RESTRIZIONI – “Siamo abituati a sentire delle cose e a leggerne delle altre. Ad esempio il decreto cura-Italia era stato annunciato come 30 miliardi per le famiglie e imprese poi vai a leggere gli articoli uno a uno e ci sono milioni di italiani dimenticati. Non mi fido più delle parole, mi fido solamente di ciò che c’è scritto“.
CARCERE PER CHI ESCE SENZA MOTIVO – “Minacciare di mandare in galera una persona che trovi a spasso per Milano è ridicolo. Secondo me è molto più utile una multa poi da destinare a un fondo per la sanità“.
LA RIPRESA DEL CAMPIONATO DI CALCIO – “Spero di tornare a parlare di Milan e non di morte. Mi sembra inimmaginabile la ripresa del campionato ad aprile-maggio. Il calcio non è la priorità, ora passo le giornate a rispondere a mail e messaggi di lavoratori, di artigiani, di commercianti e di precari. Quando tornerà il calcio torneremo ad appassionarci anche se da milanista di passione in questi anni me n’è passata tanta vista la qualità del gioco che abbiamo espresso“.