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Coronavirus, limitati i “cinque” in NBA: Butler e Walker non ci stanno

Kemba Walker, Boston Celtics Official Facebook Page
Kemba Walker, Boston Celtics Official Facebook Page

Il fenomeno coronavirus arriva anche negli Stati Uniti. Dopo le recenti preoccupazioni espresse da qualche giocatore (il primo è stato C.J. McCollum, a Portland), la NBA ha scelto di indirizzare un memo a tutte le sue trenta franchigie, per chiarire la propria posizione e raccomandare massima attenzione. “La salute e la sicurezza dei nostri impiegati, delle squadre, dei giocatori e dei tifosi è la cosa più importante. Ci stiamo già coordinando con tutte le squadre, consultandoci con il Center of Disease Control and Prevention e con alcuni specialisti: continueremo a monitorare la situazione da vicino”, si legge nel comunicato. Tra le precauzioni suggerite ai giocatori quelle di “sostituire gli high-five coi tifosi con un semplice fist bump (il pugno)”, ma anche di non accettare penne, palloni e maglie da autografare, cercando così di limitare al massimo il contatto con parti terze. Ma non è solo nel rapporto tra giocatori e tifosi che si annidano le preoccupazioni della lega, che inizia invece a domandarsi quanto l’epidemia legata al virus COVID-19 possa influenzare alcuni eventi regolarmente previsti dal calendario NBA.

Dal memo fatto circolare tra le squadre, viene anche ipotizzato che un giocatore, se trovato positivo al virus, potrebbe saltare fino a due settimane di campionato, ma se questo è abbastanza per mettere in guardia gente come C.J. McCollum, meno preoccupati sono sembrate altre superstar NBA. “Continuerò a firmare autografi – ha fatto sapere Kemba Walker, l’All-Star dei Celtics – al massimo andrò in giro con il mio pennarello personale”. Quasi di sfida, invece, l’atteggiamento di un altro All-Star, la stella dei Miami Heat Jimmy Butler: “Io non ci penso nemmeno al virus, continuerò a essere la persona che sono sempre stato, e sono certo che così faranno anche tutti gli altri”.

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