Il numero uno del Brescia, Massimo Cellino, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni a “La politica nel pallone”, fornendo un’analisi accurata sul momento del calcio italiano, nel caos a causa dell’allerta Coronavirus. Il presidente dei lombardi ha così esordito, commentando la sua strana domenica sportiva: “L’ho vissuta al telefono cercando di limitare i danni dopo che è stata fatta la frittata. La cosa che mi mortifica è che questo rinvio non è stato fatto da Dal Pino come fresco presidente della Lega che non conosce il calcio ma da chi però il calcio lo conosceva bene e lo doveva consigliare meglio. Non potevano rinviare queste partite perché era già deciso che si giocassero a porte chiuse per limitare i danni del possibile contagio. Invece a 10 ore di distanza sono state cancellate tutte le partite perché il problema era Juventus-Inter non le altre squadre. Mi mortifica perché in campionato ci sono 20 squadre e non due”.
Successivamente Cellino ha detto la sua sull’atteggiamento di Andrea Agnelli in merito: “Io ho parlato con Agnelli personalmente. Non sono molto simpatizzante della Juventus, però lui mi ha detto che avrebbe giocato anche a porte chiuse. Il problema è la visione distorta che viene mandata all’estero giocando a porte chiuse. È chiaro che se c’è il principio di un’epidemia, può solo peggiorare ed è da persone serie prevenire l’epidemia e denunciarla mostrando ciò che sta accadendo. Ma se si è giocato in Europa League, a Milano, cosa cambia?. Utilizzare il coronavirus per avere dei vantaggi in campionato è mortificante. Ci auguriamo che questo virus vada a sparire, ma se vogliamo andare avanti in campionato, andiamo avanti a porte chiuse, non ci sono altre soluzioni”.
In chiusura, Cellino ha commentato il rischio di giocare a porte chiuse: “Io ho giocato un anno a Cagliari a porte chiuse per i problemi che mi hanno creato. È brutto per tutti giocare senza pubblico ma è il male minore. Ci sono gli Europei, la Champions, cosa facciamo l’Italia non gioca perché portiamo il virus dappertutto? A Londra hanno chiuso tutte le scuole del nostro quartiere, ma non si amplifica questa notizia come abbiamo fatto in Italia. Serve la prevenzione che non è la peste. Vuol dire essere coerenti e responsabili“.