“Facevo a fatica una vasca, ed ero sfinito. Oggi viaggio sui 4 chilometri al giorno, ossia circa 160 vasche. Che sensazioni avverto in acqua? Da seduto non sento nulla, sono incompleto. Se nuoto le gambe, anche solo per inerzia, si muovono, mi sento avvolto”. Manuel Bortuzzo racconta a Vanity Fair i progressi fatti nell’ultimo anno dopo il bruttissimo incidente di cui è rimasto vittima quando è stato centrato sulla schiena da due colpi di pistola lasciati partire verso di lui per uno scambio di persona.
Il giovane nuotatore classe 1999, nonostante la sua vita sia cambiata radicalmente da quel tragico giorno, non ha mai mollato di un centimetro e ha sempre cercato di vivere al meglio i suoi giorni. “Mi alleno tutte le mattine – ha affermato Bortuzzo -. Prendo l’auto e vado in palestra, poi in piscina. Pranzo con mio padre, poi alle 14.30 ho la fisioterapia. La convivenza con il mio papà? Va benissimo, ha mollato tutto per stare con me, è il mio eroe. Quando io non ci sono lui pulisce, cucina, è un grande”.
“Tornere a camminare? I medici non si sbilanciano, per non dare false illusioni – ha poi raccontato Bortuzzo -. Io mi sono dato due anni, il tempo in cui si può fare il massimo. Non importa se non riuscirò, l’importante è che alla resa dei conti io sia soddisfatto di me. Se sono pronto a una delusione? Sì. Sono da un anno sulla carrozzina e me la cavo bene”.