Alessandro Giannessi ha lasciato le qualificazioni degli Australian Open 2020 tra le polemiche a causa di una controversa sconfitta contro Duck Hee Lee. Riavvolgendo brevemente il nastro a quanto accaduto mercoledì, lo spezzino era avanti per 4-0 nel tie-break del terzo set quando il coreano ha chiamato un medical time-out di diversi minuti, prima di rientrare e imporsi per 10 punti a 7. A far storcere il naso (eufemismo) all’azzurro è stato il motivo della richiesta di trattamento da parte del suo avversario, palesemente per crampi. Occorre perciò ricostruire, regolamento alla mano, quanto accaduto precisando alcuni dettagli.
COSA DICE IL REGOLAMENTO – L’atleta ha il diritto di chiamare il fisioterapista in ogni momento della partita e il giudice di sedia non può opporsi, a meno di un chiaro comportamento antisportivo in atto. A questo punto spetta al fisio stabilire se il problema fisico è “acute” o “non-acute“: nel primo caso il giocatore può ricevere il trattamento in qualsiasi momento del gioco, altrimenti solamente al cambio campo. In caso la condizione fosse “non-treatable”, non verrebbe curato affatto. In caso di crampi, nel ‘Rulebook Slam’ si legge che un giocatore può ricevere le cure solamente durante il tempo del cambio campo o nella pausa a fine set a meno che questo non sia collegato ad altri fattori, come può esserlo un colpo di calore: in questo caso il crampo non sarà più “puro” (e quindi “non-acute”) ma causato da altre condizioni. Nel caso di Lee, quindi, il fisioterapista potrebbe essere stato condizionato dalla valutazione della condizione del coreano dalle polemiche che circondano gli Australian Open circa la qualità dell’aria (con l’eloquente esempio del ritiro di Jakupovic) dando il beneficio del dubbio all’atleta e non assumendosi la responsabilità di non effettuare il trattamento. Sul banco degli imputati, però, ci va anche il supervisor: spettava a lui chiedere in maniera più approfondita delle condizioni del giocatore ma anche in questo caso potrebbe aver pesato quanto accaduto nei giorni precedenti. Le scuse rivolte a Giannessi, tuttavia, hanno il sapore di mea culpa e non possono ripagare il mancino italiano del torto subito. Può essere ‘scagionato’, invece, il giudice di sedia: come scritto più in alto non poteva, in questo caso, rifiutare di concedere a Lee la chiamata del fisioterapista, rimettendosi completamente nelle mani di una figura più esperta nel campo.
TROPPE ZONE GRIGIE NEL REGOLAMENTO – Quale lezione ne deriva? La lacunosità di alcune regole, troppo poco specificate e per questo motivo spesso interpretate diversamente. Ultimo aspetto, ma non meno importante, è il pericoloso precedente venutosi a creare con la querelle in Giannessi-Lee complicando ulteriormente la lettura di problemi fisici o presunti tali.