“In Europa il calcio argentino è percepito come pericoloso e disordinato ma non è così. Vorrei che arrivasse un’immagine diversa dell’Argentina, io qui ci lascio un pezzo di cuore, stare qui è stata per me un’esperienza molto importante, e sono molto triste oggi, speravo durasse di più“. Parole e pensieri di Daniele De Rossi nel corso della conferenza stampa che sancisce il suo addio al Boca Juniors e al calcio. Una conferenza che chiude un piccolo cerchio, partito dall’inizio della sua avventura argentina, sull’onda della percezione europea del calcio argentino. Anche a poche settimane dal suo arrivo a Buenos Aires, De Rossi aveva ribadito la stessa cosa: “La città non è pericolosa, me ne hanno parlato male ma qui vivo bene e anche i tifosi del River Plate mi hanno accolto nel modo giusto“. Daniele De Rossi lascia il Boca Juniors dopo sei mesi, sette presenze, un gol all’esordio e un contributo che vale più di ogni televisione o sponsor alla crescita oltreoceano della Primera Division.
Daniele De Rossi ha avuto il coraggio di oltrepassare le Colonne d’Ercole virando a sud, preferendo ai milioni della Mls la passione della Bombonera e soprattutto degli altri stadi. Perché l’elogio della contrapposizione è sempre stato per De Rossi cruciale nella sua filosofia di calcio: “Sono contento di avere avuto dei rivali, mi hanno fatto sentire vivo. Il calcio è un po’ tifo e ignoranza“, aveva detto nel corso della sua conferenza stampa di addio alla Roma. Non ha avuto il tempo, l’età e le condizioni per vivere il calcio argentino come avrebbe voluto. Ma la vita quella di tutti i giorni che circonda la Bombonera l’ha vissuta, l’ha raccontata e ha contribuito a sfatare leggende metropolitane. Se un campione europeo in futuro vorrà sposare la causa del River, del Boca o del San Lorenzo, parte del merito sarà anche di Daniele De Rossi, fuoriclasse del nostro calcio, campione del mondo e narratore mai banale di questo sport.