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NBA 2019/2020: la presentazione del roster dei Brooklyn Nets

La regular season 2018/2019 ha rappresentato il punto di svolta del cammino dei Brooklyn Nets. La rivoluzione, avviata qualche anno prima, ha fatto un passo in avanti ulteriore: i playoffs. Poco importa che la postseason sia durata cinque partite: ai blocchi di partenza Brooklyn era considerata una delle peggiori squadre della Eastern Conference, e il risultato è andato oltre le più rosee aspettative. A caricarsi i compagni sulle spalle sono stati principalmente tre giocatori: D’Angelo Russell, secondo classificato al MIP e All-Star, Spencer Dinwiddie, sempre più una piacevole certezza, e Caris LeVert, definitivamente sbocciato nonostante il grave infortunio subito. Più in generale, questo discorso è però da estendere alla squadra, e soprattutto al suo head coach. Kenny Atkinson ha saputo creare un sistema di gioco innovativo in cui anche interpreti dalle capacità più limitate potessero brillare e risultare decisivi (chiedere a Joe Harris per ulteriori informazioni).

LA PRESENTAZIONE DI TUTTE LE ALTRE SQUADRE

RECORD 2018/2019: 42-40, eliminati 4-1 al primo round dei playoffs dai Philadelphia 76ers.

ARRIVI: Kevin Durant (free agency), Kyrie Irving (free agency), DeAndre Jordan (free agency), Garrett Temple (free agency), Wilson Chandler (free agency), Taurean Prince (trade).

PARTENZE: D’Angelo Russell, Rondae Hollis-Jefferson, Allen Crabbe, Jared Dudley, DeMarre Carroll, Ed Davis, Shabazz Napier.

PROBABILE QUINTETTO 2019/2020: Irving, LeVert, Prince, Kurucs, Jordan.

PANCHINA 2019/2020: Dinwiddie, Harris, Temple. Musa, Nwaba, Pinson, Durant, Chandler, Thomas, Ellenson, Claxton, Allen.

In attesa di Kevin Durant, Kenny Atkinson è chiamato a fare scelte importanti soprattutto per quanto riguarda i ruoli di ala. Se per quanto riguarda la questione small forward sembrano esserci pochi dubbi riguardo l’utilizzo in quintetto di Taurean Prince, ce ne sono decisamente di più per quanto riguarda il ruolo di 4. Potrebbe prendere il posto Rodions Kurucs, che però ha vissuto un’estate tutt’altro che semplice a causa di diversi problemi legali in seguito a varie denunce da parte di sua moglie. Resta aperta l’ipotesi small ball, che vedrebbe Joe Harris andare ad occupare lo slot di 3 e Prince scalare al 4. Pochi dubbi per quanto riguarda il backcourt della squadra: il playmaker sarà una delle nuove stelle, Kyrie Irving, mentre Caris LeVert prenderà il posto di shooting guard, sperando possa compiere il definitivo passo in avanti.

Altra querelle si apre per l’ultimo posto disponibile in campo, quello di centro. Il caso dell’estate dei Nets è sicuramente legato alla firma di DeAndre Jordan. A detta di molti la firma dell’ex Clippers è stata inutile, considerando la presenza a roster di un giocatore come Jarrett Allen, ma non è così. Lo scorso anno si è visto come il 21enne sia certamente un cestista dal futuro scintillante, ma anche un giocatore che è tutt’altro che fatto e finito. Come volevasi dimostrare, nella serie contro Philadelphia un ruolo fondamentale lo ha avuto Ed Davis, ora a Utah, che ha sottratto diversi minuti importanti proprio ad Allen. Il giovane deve migliorare su ambedue i lati del campo: non fatevi ingannare dalle stoppate, perché in difesa spesso non è in grado di reggere fisicamente il suo avversario (quest’estate ha messo su 4.5 kg di massa muscolare, e le cose potrebbero cambiare) e non è ancora rapidissimo nel cambiare marcatura. Nel pitturato mostra diverse lacune: è un eccellente schiacciatore, ma in post non è affatto affidabile.

Ciononostante il minutaggio dei due sarà piuttosto equilibrato, e nel corso della stagione sicuramente Jarrett avrà modo di giocare molto, al fine di conservare al meglio l’ex lungo dei Clippers. Anche DAJ in attacco è un giocatore monodimensionale (basti pensare che l’82.9% dei suoi tiri sono arrivati nel range tra i tre piedi ed il ferro), ma in difesa è secondo a pochi e può migliorare di molto il collega più giovane. Un’altra soluzione è stata proposta dallo stesso Allen: lui come power forward, Jordan come centro. Anche se al momento sembra una soluzione improbabile (se non per qualche minuto) a causa dei problemi di spacing, Jarrett ha sottolineato quanto lui si sia allenato in estate proprio per aumentare il suo range di tiro per giocare sia come 5 che come 4.

La diciassettesima scelta al Draft 2019, Nickeil Alexander-Walker, è stato scambiato insieme a Allen Crabbe e una first round futura agli Hawks in cambio di un giocatore solidissimo come Taurean Prince e una second round pick. Mfiondu Kabengele è andato ai Clippers in cambio dei diritti su Jaylen Hands, mentre la trentunesima chiamata, Nicolas Claxton, si è unita al roster. Tra gli altri volti nuovi è sicuramente da segnalare l’esperienza che Wilson Chandler porterà a questo gruppo: nonostante la sospensione per venticinque partite a causa dell’utilizzo di sostanze dopanti che migliorano le prestazioni, la dirigenza ha deciso di tenerlo in squadra. Per le stesse ragioni è molto importante la firma di Garrett Temple: un veterano estremamente affidabile che tornerà utile in una stagione che si preannuncia essere molto lunga. Ultima in ordine cronologico è la firma sul contratto di Lance Thomas, power forward esperta con un passato recente proprio nella Grande Mela, sponda Knicks. Il rovescio della medaglia di questa free agency pazzesca è quello delle cessioni: D’Angelo Russell ha abbandonato il Barclays Center nell’affare Durant, finendo agli Warriors. Di tutti gli addii, quello di D-Loading è quello che sentimentalmente fa più male alla piazza: è qui che è diventato quel giocatore che ci si aspettava e, soprattutto, è stato lui a riportare la squadra ai playoff. Altre lacrime sono state versate per giocatori che hanno scritto pagine importanti della storia recente del team: Jared Dudley, DeMarre Carroll, Rondae Hollis-Jefferson ed Ed Davis. 

Irving sarà l’uomo che si prenderà i riflettori: l’ultima annata in bianco-verde si è conclusa con più ombre che luci per il playmaker di Melbourne ed è pronto a rilanciarsi. Le ombre sono state legate più alla sua leadership che alle sue indiscutibili qualità: lo spogliatoio dei Celtics era diventato una polveriera e la dirigenza dei Nets deve evitare che possa replicarsi la stessa situazione. Sicuramente la presenza di Kevin Durant non può che mitigare questo temperamento ostile ma l’infortunio lo porterà a lungo lontano dal campo ed il prodotto di Duke dovrà dimostrare di essere maturato a tal punto da diventare il go-to-guy della franchigia. Se queste premesse dovessero essere rispettate, siamo sicuri che al Barclays Center ci sarà da divertirsi.
Altro giocatore che desta curiosità è LeVert: stroncato da un infortunio sul più bello nella passata stagione, è finalmente al 100% della condizione fisica ed è pronto a consolidare la sua posizione all’interno della lega. Probabile possa portare un ulteriore upgrade alle sue statistiche (13.7 ppg, 3.8 rpg e 3.9 apg): si è riuscito a ritagliare il suo spazio con giocate decisive e molta solidità difensiva andandosi a conquistare il rispetto di un head coach che fa sempre più affidamento su di lui. A guidare la second unit ed a prendersi minuti importanti anche nella parte finale delle partite ci sarà il secondo violino della squadra, Dinwiddie. L’anno scorso ha attirato su di sé le simpatie di mezza lega chiudendo con l’ottima media di 16.8 ppg e 4.6 apg in 28 minuti: inevitabilmente quest’anno verrà alzato ancora di più il tiro, la panchina si è rinforzata sensibilmente e con meno pressione della difesa potrebbe risultare ancora più determinante.

Guardando alla passata stagione, sembra chiaro che i Nets dovranno migliorare in entrambi i lati del campo ma, se la difesa avrà bisogno più di qualche accortezza che di una vera e propria rivoluzione (il Defensive Rating lo scorso anno è stato di 109.7, la media della lega 110.4), sembra evidente che in attacco ci sarà bisogno di aumentare le soluzioni offensive della squadra: l’Offensive Rating nel 2018/2019 è stato di 109.6 e, se si pensa che la media NBA è stata di 110.4, si capisce facilmente che una franchigia che vuole puntare ad entrare tra le top eight deve per forza migliorare sotto questo aspetto. Attenzione però a non confondere un cattivo attacco da quello che invece è stato un buon attacco ma non sempre producente: migliorando il livello generale degli interpreti ci si aspetta possano migliorare anche le percentuali realizzative e il numero di assist complessivi. Soprattutto in fase di impostazione della manovra c’è bisogno di applicare delle migliorie: la frenesia di partire in transizione è costata alla squadra una valanga di palle perse (15.1 di media) e tantissimi punti subiti.

La situazione migliore che possa capitare in questa stagione ai Nets è quella di approdare alle finali della Eastern Conference. Ovviamente ci sarà bisogno che tutti rendano al massimo delle loro capacità. Se ciò dovesse verificarsi i Nets potrebbero tranquillamente arrivare a giocarsi le finali di Conference, ma non oltre.
Nel caso in cui tutto dovesse andare nel peggior modo possibile, è realistico pensare ad un piazzamento simile a quello della scorsa stagione: settimo o ottavo seed e uscita prematura al primo turno dei playoffs contro i Sixers di turno. Ovviamente tutti dovrebbero remare nella direzione inversa per realizzare uno scenario così tragico: Irving non dovrebbe nuovamente dimostrarsi leader carismatico come accaduto a Boston; Jordan non dovrebbe riuscire a tenere il passo e diventare solo un role player; LeVert tornerebbe ad essere il giocatore incostante visto due anni fa; i veterani dovrebbero essere venuti al Barclays Center solo per svernare e godersi la vita in quel di New York; Allen dovrebbe continuare ad essere non del tutto efficiente; Prince ridurrebbe ulteriormente le sue percentuali da dietro l’arco. Difficile ma non impossibile: la stagione dei Nets si regge su particolarissimi equilibri che mai come quest’anno potrebbero far impazzire di gioia la sponda bianconera della Grande Mela o rievocare spiacevoli ricordi.

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