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Basket, a Rio 2016 nessun arbitro italiano

Foto Luigi Lamonica - Profilo Facebook ufficiale

Non ci sarà nessun fischietto del basket italiano ad arbitrare alla prossima Olimpiade, in programma la prossima estate a Rio. Questa la notizia riportata da La Gazzetta dello Sport nell’articolo a firma di Mario Canfora, un duro colpo questo per la pallacanestro italiana che dopo 40 anni, per la prima volta, non avrà un suo arbitro in rappresentanza. Una decisione presa dalla FIBA che poco sembra appartenere alla sfera sportiva ma bensì a quella politica, che sembra affondare le sue radici nella querelle che da tempo si è levata tra la stessa Fiba e l’Eurolega.

Due saranno i rappresentati a testa per Australia, Brasile, Canada, Germania e USA mentre gli altri venti (saranno trenta gli arbitri a disposizione) proverranno da Angola, Argentina, Cina, Corea del Sud, Croazia, Costa D’Avorio, Filippine, Francia, Grecia, Lettonia, Oman, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Serbia, Slovenia, Spagna ed Ucraina.

Rappresentate tutte le scuole cestistiche di maggior rilevanza del vecchio continente ed ha il sapore davvero della “beffa” l’esclusione di un arbitro nostrano in favore di fischietti di paesi che non hanno una tradizione cestistica tale da poter sollevare il minimo dubbio sulla chiamata o meno di un arbitro italiano. Dall’Olimpiade di Montreal del 1976 non era mai accaduto e stride con questa presa di posizione la presenza di Luigi Lamonica nei terzetti che hanno amministrato i fischi delle ultime cinque finali degli Europei. Nell’ultima di queste finali, a Lille, l’arbitro abruzzese fu eletto anche a “primo fischietto” dell’incontro e nulla avrebbe impedito ad una sua convocazione in Brasile, dal momento che la sua attività terminerà il 31 agosto prossimo per limite d’età raggiunto.

Tutto lascia pensare ad una scelta dal sapore punitivo nei confronti del sistema “basket” italiano e quindi verso la Lega Basket e la stessa Federazione Italiana Pallacanestro, ree secondo il massimo organo mondiale di non aver preso posizioni evidentemente consone alle “esigenze” della stessa organizzazione mondiale.

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