Nel corso delle ultime stagioni la critica che veniva mossa maggiormente alla Formula Uno era la poca promozione dei giovani, prediligendo le vecchie glorie ed i piloti più esperti. Non c’era rinnovamento, non c’era voglia di investire sulle nuove leve. Questa situazione è cambiata da quando i top team hanno iniziato a puntare sui piloti più piccoli attraverso le loro academy, con l’obiettivo di farli crescere per arrivare pronti al debutto in classe regina. La stagione 2019 ha pienamente incarnato la voglia dei team di investire sui ragazzi, perché sono arrivati dalla Formula 2 ben tre rookie: Norris, Albon e Russell. Tre piloti che però stanno avendo un percorso completamente diverso nell’anno del debutto.
Il primo pilota è Lando Norris, la rivelazione del campionato. Lo scorso anno l’inglese ha perso nettamente il campionato di Formula 2 contro Russell (67 punti di svantaggio dal connazionale), ma la squadra di Woking ha voluto scommettere su di lui: posto da titolare in F1 in Mclaren come compagno di squadra di Carlos Sainz. Le prime dodici gare hanno dato ragione al team principal Andrea Seidl, perché dalla prima gara Norris è andato forte, ma quello che ha colpito maggiormente il team, e non solo, è stata la sua capacità di analizzare con lucidità tutte le situazioni della gara.
Team Radio di Lando Norris al Paul Ricard
McLaren: “Lando, siamo gestendo un piccolo problema. Non possiamo usare il DRS anche se è disponibile”.
Norris: “Ma non funziona o non mi è permesso usarlo?”.
McLaren: “Non ti è permesso usarlo”.
Dopo le prime dodici gare Norris detiene la decima posizione in campionato con 24 punti, nonostante i diversi ritiri che l’inglese ha dovuto affrontare nel corso dei gran premi. Con questi risultati e con questa costanza il giovane pilota di Bristol è diventato l’oggetto del desiderio di molti top team, ma la Mclaren non ha nessuna intenzione di cederlo. Norris può così godersi con tranquillità questa pausa estiva, perché è stato già confermato da suo team anche per il 2020 insieme a Sainz.
Alexander Albon è stato invece il jolly della Red Bull. Il pilota thailandese è entrato in Formula Uno con la Toro Rosso, ma in queste prime gare non è riuscito ad essere costante come l’altro debuttante. Complice una monoposto non sempre perfetta, Albon ha conquistato la top-ten soltanto cinque volte, contro le sei del compagno di squadra Kvyat. Questa discontinuità si nota con evidenza nella classifica piloti, perché è al 15esimo posto a quota 16 punti, contro il nono posto di Kvyat.
Nonostante un rendimento poco fruttuoso la Red Bull ha deciso di dargli il sedile di Gasly per la seconda parte di stagione, potendo così dimostrare se la poca competitività nelle prime dodici gare dipendesse dalla monoposto o meno. Helmut Marko ha però grande fiducia nei confronti del giovane Albon: “Ad essere sinceri, non ci aspettavamo una prestazione così buona nel suo primo anno: ha fatto progressi costanti da una gara all’altra. Il contratto di Alex copre solo le restanti nove gare di quest’anno, non abbiamo ancora deciso chi sarà il compagno di squadra di Max il prossimo anno, quindi Alex dovrebbe essere in grado di crescere e correre senza subire ulteriori pressioni”
Chi non ha avuto vita facile alla sua prima stagione in F1 è stato certamente George Russell. Nonostante abbia vinto con forza il mondiale in Formula 2, il giovane talento inglese non ha trovato fin da subito una monoposto competitiva, di conseguenza ha dovuto fare gavetta in Williams. Il pilota che fa parte del programma Mercedes non è ancora riuscito ad ottenere un solo punto nelle prime dodici gare, così come Sergey Sirotkin la scorsa stagione. Le due vetture, però, non sono simili, perché la FW42 (la macchina 2019) è ancora meno competitiva rispetto a quella della passata stagione. Russell quasi sempre è arrivato alla bandiera scacchi con uno o due giri di ritardo dal leader, e nonostante gli sforzi, non è mai riuscito a lottare con i piloti che lo precedevano.
Sicuramente il momento in cui l’inglese ha mostrato maggiormente le sue capacità è stato in Ungheria in qualifica, quando ha concluso la Q1 al sedicesimo posto, mettendo però dietro di sé Ricciardo, le due Racing Point e rifilando più di un secondo al compagno di squadra Kubica. Eh già, proprio Kubica: Russell in gara ha battuto 10 volte su 12 il compagno di squadra, ma proprio in quel due c’è la beffa per il 21enne di Nortfolk. Il pilota polacco l’ha preceduto nella gara pazza di Hockenheim, conquistando così l’unico punto del team a seguito della penalizzazione delle due Alfa Romeo Racing.
Nel suo futuro però sembra che ci sia ancora la Williams, perché la Mercedes vuole ancora farlo crescere prima del salto di qualità. Toto Wolff, infatti, non avrebbe altri sedili disponibili se non quello della scuderia di Grove: “Temo che possa andare tutto storto se un giovane pilota come lui che ha il talento di diventare un campione del mondo, venisse messo accanto al miglior pilota della sua generazione (Hamilton, ndr), che è con noi per sette anni. Non voglio bruciare George. Penso che sarebbe troppo presto. Penso che sia in un ottimo posto alla Williams, li ha aiutati a tornare in forma e anche io cerco di rispettare tutti i contratti che firmiamo. Abbiamo firmato un contratto e sapevamo cosa stavamo facendo. Ora si trova in Williams ed è qui che deve imparare”.
A fine agosto si tornerà in pista e questi tre esordienti dovranno dare il massimo, anche se per risultati differenti. Il compito più arduo sarà tra le mani di Albon in Red Bull che dovrà dimostrare di essere già pronto per un top team, così come ha dimostrato in parte Norris in McLaren. Russell, invece, dovrà cercar di vincere nettamente la lotta interna con Kubica, sperando di trovare poi fortuna grazie alla Mercedes. La pista ci darà tutte le risposte del caso.