Trentasette anni l’uno, trentatré da poche ore l’altro. Trentasette come i titoli Slam che metteranno in senso figurato in campo il prossimo venerdì, trentatré come la striscia di vittorie di Rafael Nadal arrestata da Roger Federer nel 2009. Sono passati dieci anni da una delle uniche due affermazioni dello svizzero sul Toro di Maiorca sul mattone tritato, stagione che ha regalato in un colpo solo al venti volte campione Slam l’agognata coppa dei Moschettieri e l’aggancio a Sampras. Sembra trascorsa un’eternità, con quel paletto fissato a quota 14 da Pistol Pete polverizzato negli anni da entrambi (e superato anche da Djokovic) e la Storia di questo sport cancellata e riscritta continuamente a quattro mani, come in uno splendido romanzo da divorare sotto l’ombrellone ma del quale non si vorrebbe mai conoscere il finale.
Federer si è rimesso in gioco sulla terra battuta a Madrid dopo 35 mesi d’assenza, è tornato a sporcarsi i calzini di rosso con il solo scopo di divertirsi e di giocare senza avere troppe pressioni addosso, anche se fa strano solo pensarlo ammirando il suo palmares. Roger ci (ri)aveva abituati bene dopo gli Australian Open 2017, in quella finale vinta proprio su Nadal in cinque epici set. Quel che poteva apparire come il canto del cigno per entrambi si è trasformato in una nuova alba e ridato linfa a tutto il Tour. Qualche mese dopo Rafa ha ‘risposto’ al rivale tornando a stringere al suo petto il trofeo parigino dopo due anni di digiuno e da allora nessuno è più riuscito a batterlo. Neppure ad andarci vicino.
La pressione, appunto, sarà tutta sulle spalle di Nadal. Un peso che sembra avere la consistenza di una piuma, alla luce dell’impressionante record di 91-2 su questi campi ma che comunque qualche punto interrogativo potrebbe aver insinuato nella sua testa. Federer arriva infatti da una striscia aperta di cinque vittorie consecutive mitigando il celebre gap negli H2H che adesso recita 23-15 in favore dello spagnolo, ma allo stesso tempo è ben conscio del tipo di impresa cui sarà chiamato. Niente di nuovo sotto il sole verrebbe da dire mentre riapriamo i cassetti dei ricordi e riportiamo alla mente la divina performance contro l’invincibile Djokovic del 2011. Ma la storia francese con Rafa ha fin qui parlato un’altra lingua: cinque sconfitte su cinque, mai più di un set portato a casa. Una sfida nella sfida, dunque, nella più grande delle prove sul rosso: “Odiavo giocare contro i mancini, adesso lo amo”, ha accennato in conferenza Roger con il tono sincero di chi si nutre di competizione.
“Mercoledì mi concederò un po’ di pausa, passerò del tempo con la famiglia. Forse farò solamente un po’ di esercizio fisico – ha risposto Nadal sul come sfrutterà i due giorni di riposo dopo il quarto di finale dominato su Nishikori – Ogni match fa storia a sé, soprattutto con uno come Federer”. Tra loro non potrà mai essere una partita qualunque, neppure dopo 38 atti già messi in scena. Il nuovo Chatrier è pronto a vestirsi a festa: mesdames et messieurs, è tempo della SemiFedal.