L’annuncio della morte di Niki Lauda a 70 anni arriva direttamente dalla sua famiglia: “Con profonda tristezza annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia accanto lunedì. I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili, come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà”.
Muore quindi uno dei pezzi da 90 della storia dei motori, capace di vincere tre Mondiali tra Ferrari e McLaren, 25 Gran Premi, ottenere 54 podi e 24 pole position. Soprannominato “Computer” a causa della sua capacità di individuare tutti i difetti, anche i più piccoli, della vettura che guidava e per la meticolosità con cui metteva a punto il proprio mezzo. Un personaggio che non le ha mai mandate a dire, sia da pilota sia negli ultimi anni di vita, che l’hanno visto sempre presente all’interno del paddock Mercedes. Altrettanto combattente, sia in pista che fuori dai circuiti: nessuno dimentica l’incidente al Nürburgring dove, dopo che la sua vettura prese fuoco, lottò nelle settimane successive tra la vita e la morte, tornando poi a competere seppur sfigurato e ustionato; combattente anche fuori dal suo habitat naturale, dove negli ultimi giorni ha dovuto lottare contro un problema ai polmoni che l’ha tuttavia sopraffatto.