Continua tra luci e ombre la cavalcata delle stelle a Rio 2016. Se Michael Phelps ha ottenuto la medaglia d’oro in 22 delle 27 gare alla quale ha presto parte da Atene 2004, il Team USA di basket ha collezionato 14 ori in 18 presenze con 133 vittorie su 138 partite. Una striscia di vittorie disumana che, quest’anno, ha già vacillato spesso: Irving&Co. si sono salvati contro l’Australia per il rotto della cuffia e contro la Serbia, nella quarta partita del girone, le cose sono andate più o meno nella stessa maniera.
La squadra che Coach K ha messo in piedi, senza Kobe Bryant e LeBron James, è ricca di talento e povera di idee. Non brilla difensivamente, attacca in maniera forzata e si affida nel 70% dei casi agli isolamenti dei piccoli: una mossa che contro squadre europee attrezzate finisce per pagare poco. La panchina, che potenzialmente potrebbe vincere l’anello in NBA, non riesce a trovare ritmo anche a causa di un quintetto di titolari senza un’identità ancora precisa e un DeAndre Jordan che incarna uno dei centri meno dominanti che l’America abbia mai portato alle Olimpiadi. DeMarcus Cousins, dalla sua, non fa niente di più.
Contro la Serbia, comunque, arriva la quarta vittoria del girone. Non è una vittoria facile, anzi, ma in qualche modo è una vittoria che aiuta il gruppo e soprattutto il morale: possono davvero 12 marziani del genere lasciarsi sfuggire l’occasione di vincere un oro che alla vigilia sembrava così scontato? Mancano veri leader, mancano veri specialisti, manca chimica, manca affiatamento.
La Serbia che ti aspetti – Teodosic regala spettacolo, Raduljica lotta come un leone sotto le plance e la palla si muove in maniera meravigliosa. La Serbia gioca la sua pallacanestro, non si lascia distrarre, per lunghi tratti difende meglio e attacca con più convinzione. Jokic fa partire la rimonta, perché malgrado tutto è la squadra di Carmelo Anthony ad andare avanti sin dalla palla a due, e la Serbia cerca disperatamente di far abbassare i ritmi della partita per far muovere con più facilità i lunghi, che non hanno nelle gambe 40 minuti contro i vari Durant e Green, dall’anno prossimo compagni di squadra. La partita non prende mai in volo e i serbi riescono a tenere lo svantaggio sotto la doppia cifra praticamente per tutta la partita
Houston, we have a problem – Mentre Klay Thompson continua la sua battaglia personale contro i ferri e Carmelo Anthony dimentica di essere miglior marcatore della storia per la nazionale statunitense alle Olimpiadi, Kyrie Irving si carica sulle spalle la squadra e con 15 punti non è solo il giocatore più produttivo, ma anche quello più in forma. Nell’ultimo quarto succede di tutto: la Serbia si riporta sotto fino al -3 a 1’18’’ grazie ai liberi di Teodosic, con gli Stati Uniti che non chiudono la partita e regalano la clamorosa possibilità agli avversari di pareggiare la partita.
Dubbi – La tripla viene affidata a Bogdanovic, ma la conclusione trova solo il ferro: 94-91 il punteggio finale. Il Team Usa vince senza brillare, la Serbia perde la terza partita consecutiva e si rifugia nella sfida contro la Cina per blindare il quarto posto. Se gli statunitensi non dovessero alzare il livello nella fase ad eliminazione diretta, il torneo olimpico potrebbe diventare molto interessante e rivelare molte sorprese, perché mai come quest’anno il livello tra le squadre di prima fascia sembra essersi alzato clamorosamente.
Passeggiate di salute – Nelle altre due partite del Girone A, Australia e Francia vincono senza problemi. I canguri costruiscono il successo minuto dopo minuto grazie ad una splendida prestazione corale, mentre per il galletti sono sufficienti i primi 20 minuti: Tony Parker&Co. chiudono alla sirena lunga avanti di 12 (42-30) e si limitano ad amministrare la contesa nel secondo tempo.
Cina-Australia 68-93
Francia-Venezuela 96-56
USA-Serbia 94-91
Girone A
Usa 8
Australia 7
Francia 7
Serbia 5
Venezuela 5
Cina 4