C’è chi ha parlato di valanga azzurra, c’è chi si è fatto prendere la mano per un risultato storico, ma per una volta possiamo guardare con ottimismo a quello che è un giorno fantastico per l’Italia dello sci alpino: era dal 2003 che due azzurri siglavano due vittorie nello stesso giorno. Era il 16 marzo di quell’anno quando Karen Putzer e Giorgio Rocca si aggiudicavano il gigante e lo slalom delle finali di Lillehammer. Per una doppietta in discesa dobbiamo tornare al 1999, quando Isolde Kostner e Kristian Ghedina si imposero a St Moriz ed in Val Gardena. Oggi i nomi sono diversi, le storie sono diverse, ma le due vittorie sono ugualmente stupende: Dominik Paris e Nadia Fanchini, Chamonix come La Thuile, l’Italia torna in cima al mondo e anche i telegiornali ne tornano a parlare.
Sì perché questa sera la notizia della doppietta ha fatto parte dei titoli dei maggiori telegiornali nazionali, il servizio con le immagini dei due e di una fantastica Daniela Merighetti, terza a La Thuile a completare la giornata di successo, che sono andate in onda prima dei servizi sul calcio, facendo ricordare a tutta la nazione che c’è ancora motivo di guardare ed amare gli sport invernali. Si potrebbe dire, ed io lo dico da amante degli sport del freddo, che non servono i campioni in casa perché la gente ami lo sport, ma per tanto tempo il ricordo di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni sono diventati quasi un fardello, poiché paragonarsi con campioni del genere diventa un peso e troppo spesso si è sentito dire come “in Italia non torneranno più campioni così”. Forse è vero, ad oggi non ci sono atleti in grado di combattere per la classifica generale, ma questo non vuol dire che manchino i campioni e questa giornata ce l’ha ricordato e l’ha fatto con storie diverse, quasi opposte, eppure egualmente bellissime.
La storia di Nadia è quella di una fenice, capace di riemergere dalle ceneri dopo gli infortuni, le batoste di grandi aspettative per un talento cristallino ma non sempre supportato dalla forma fisica migliore, proprio a causa dei tanti problemi di salute, o da un atteggiamento mentale propositivo. Eppure la ragazza di Montecampione, non ha mai mollato, nemmeno quando il computo delle operazioni alle ginocchia parla di tre crociati e due collaterali operati. Chi l’ha vista sciare l’ha sempre ritenuta una delle più talentuose ragazze della sua generazione, capace di spaziare dal gigante alla discesa, dal tecnico allo scorrevole, dalla neve morbida al ghiaccio. Oggi si è imposta in una discesa libera difficile come poche nel circuito femminile, lei che l’ultima e unica volta prima d’ora ad aver vinto era stato a Lake Louise, in superG, nel 2008, su una delle piste da tutti considerata tra le più facili. Poi tanta sfortuna: gli infortuni, i centesimi che la rilegarono fuori dal podio olimpico a Sochi, quegli stessi centesimi che l’hanno privata di un titolo mondiale a Schladming nel 2013. Nel mezzo tanti buoni piazzamenti, ultimo tra tutti il terzo posto di ieri, quella scintilla che le ha ricordato che anche se la sua preparazione non può essere effettuata come da tutte le sue avversarie per via dei dolori alle ginocchia, il talento e la determinazione possono compensare.
Oggi c’era qualcosa di magico nell’aria, lo si poteva intuire perché prima di lei Daniela Merighetti aveva sciato divinamente e quando Nadia, attaccando con precisione e cattiveria, aveva tagliato il traguardo in testa, dopo 9 atlete scese, i primi 5 posti erano occupati da ragazze italiane. Poi l’attesa, lunga e snervante, dal leader box per Nadia e Dada, da bordo pista per l’entourage azzurro, da casa sul divano o dal bar incollati alle tv per tutti noi: devono scendere Lara Gut, stra-vincitrice ieri, e soprattutto Lindsey Vonn, una Vonn indemoniata, che non può accettare la caduta del giorno prima, che vuole vincere, sempre, ancor di più su una pista nuova, su una pista difficile, su una pista per molti non adatta a lei. Poi ad una ad una tutte le scivolano dietro, infine anche la Vonn, anche la regina della discesa libera, che si infila tra le due italiane, ma a quel punto non c’è più nulla da fare, il podio è azzurro per due terzi, la vittoria è di Nadia. L’Italia al femminile può sorridere finalmente per una prestazione di gruppo ancora una volta stupenda, ma a cui finalmente sì è assommato l’acuto, un doppio acuto bellissimo e che di lì a poco si sarebbe arricchito ancora.
Perché da La Thuile a Chamonix la distanza è breve in linea d’aria e forse quel qualcosa di magico che ha accompagnato la mattina nella debuttante località italiana è volato oltralpe e ha fatto di nuovo centro. Dominik Paris è ormai da diversi anni la certezza dello sci azzurro, trionfatore a Kitzbuehel sia in superg che nella storica discesa libera, ma anche per lui la via per il successo sembrava smarrita. Non sono gli 8 anni di attesa della Fanchini, ma oltre un anno, due se vegliamo parlare di discesa libera, e nella mente di un atleta vincente sono tanti. Però sulla pista dove ha ottenuto il primo podio in coppa del mondo, qualcosa si era mosso già ieri, anche per lui un podio importantissimo, arrivato in combinata, il primo per lui nella disciplina, costruito grazie ad una prova di slalom eccezionale ed una discesa da brivido. Oggi era il favorito e non ha tradito le aspettative, un fatto non da trascurare perché non è facile vincere quando ci si aspetta la vittoria, specialmente quando la vittoria sembra fuggirti sempre più spesso. Invece anche lui si è spinto oltre, ha sciato d’incanto ed infine guardato dalla sua postazione del leader tutti i suoi avversari scivolare sempre più lontani.
Due vittorie stupende, ma dietro anche due squadre fortissime, perché ad oggi l’Italia è seconda nella classifica per nazioni, ma se finora si parlava di un livello medio-alto e senza acuti, ora finalmente sono arrivati e sembra che la nazione intera se ne sia accorta. Forse è azzardato parlare di valanga azzurra, ma è così bello vedere questi due ragazzi sconfiggere le proprie paura e le proprie difficoltà, vederlo fare lo stesso giorno e riportare lo sci agli occhi di tutti. Chissà, forse è solo l’inizio…