Domenica 20 dicembre l’Inter si appresta a giocare l’ultima partita del 2015 contro la Lazio, è in testa alla serie A con 4 punti di vantaggio sul Napoli e la situazione sembra essere sotto controllo. Ma i nerazzurri perdono in casa con una follia nel finale di Felipe Melo e l’inerzia del campionato cambia totalmente. Segue un gennaio da dimenticare, non basta la vittoria ad Empoli con il solito 1-0 perché dopo arriva la sconfitta, anche immeritata, contro il Sassuolo con un altro rigore negli ultimi secondi. L’Inter subisce il colpo, accusa anche fisicamente soprattutto a centrocampo e poi pareggia a Bergamo contro l‘Atalanta in una partita decisamente sottotono. Non basta la vittoria di Napoli in Coppa Italia perché qualche giorno dopo la squadra di Roberto Mancini si fa raggiungere in superiorità numerica nei minuti di recupero dal Carpi di Kevin Lasagna.
Arriva Eder per risolvere i pochi gol segnati in tutto il campionato (31 in 25 partite), ma nel derby accade esattamente la stessa cosa. Una buona Inter per un’ora, ma la palla non va in porta, Icardi sbaglia il rigore e Milano diventa rossonera sotto i colpi di Carlos Bacca e Mbaye Niang. Anche contro il Chievo, qualche giorno dopo, l’Inter è poco cinica: gioca una partita nella metà campo avversaria, ma riesce a segnare solo su rimpallo con Mauro Icardi. Vince soffrendo nel finale, sembra l’inizio della risalita. E invece a Verona contro l’Hellas Murillo e compagni prendono tre gol su calci piazzati e nonostante una buona reazione nel finale i nerazzurri non vanno oltre un rocambolesco 3-3 sul campo dell’ultima in classifica. Si arriva a domenica scorsa, lo scontro diretto da non sbagliare al Franchi contro la Fiorentina. L’Inter per la prima mezzora va in difficoltà, ma sblocca la partita con Brozovic. Proprio quando sembra tutto sotto controllo il match si rovescia e con l’ennesima beffa finale Babacar regala i tre punti ai viola. Società in silenzio stampa per i presunti torti arbitrali e una classifica che langue.
Dal +4 della 16esima giornata la squadra del presidente Erik Thohir si ritrova alla 25esima quinta a -12 dalla vetta e a -4 dal terzo posto. Una discesa verticale, un crollo che non è facile spiegare solo con i numeri, perché questa squadra ha molto di paradossale. Quando vinceva 1-0 veniva accusata di vincere male, ora che sembra aver trovato l’equilibrio con il 4-3-3 con Palacio ed Eder accanto ad Icardi ogni partita capita qualcosa di storto. L’elemento che sicuramente risalta più di tutti è la mancanza di concentrazione nei momenti chiave della partita, saper leggere quando bisogna fare una determinata scelta piuttosto che un’altra. Lo sviluppo di gioco e l’equilibrio sembrano migliorati esponenzialmente con Palacio in campo, l’argentino fa giocare meglio la squadra, ma non basta se poi si prendono gol con disattenzioni plurime (vedi i tre di Verona e i due di Firenze). Il vento, poi, sembra girato all’improvviso. All’inizio l’Inter ha vinto diverse partite che non meritava di vincere, adesso sta raccogliendo meno di quanto prodotto. Tolta la partita di Bergamo, in questo 2016 la squadra di Mancini sta creando molto di più e ha sicuramente raccolto meno di quanto poi i risultati hanno detto.
Manca anche la serenità in squadra, domenica a Firenze si è vista un’Inter molto nervosa, figlia degli ultimi risultati. In società la situazione è in divenire con il presidente Erik Thohir presente dopo oltre due mesi di assenza fisica, con un nuovo direttore, Giovanni Gardini, l’uomo scelto dall’Inter per sostituire Marco Fassone. Sarà l’uomo di riferimento in Lega di serie A e nei rapporti con le istituzioni del calcio italiano. A breve è attesa l’ufficialità del suo ingresso nella dirigenza nerazzurra. E poi le voci che parlano di un Moratti intenzionato a cedere le sue quote, altri che parlano di un suo ritorno di fiamma per la presidenza.
Tornando al campo l’Inter ha tredici partite per recuperare cinque punti alla Fiorentina (in virtù degli scontri diretti) e due alla Roma, con un occhio dietro ad un Milan coriaceo. La situazione è molto aperta, ma è anche vero che se l’Inter non dovesse centrare il terzo posto sarebbe un fallimento dal punto di vista tecnico. Tutta la squadra da mercoledì è in ritiro per fare quadrato e per evitare cali di tensione che in questo momento della stagione comprometterebbero tutto. Sabato a vedere Inter-Sampdoria ci saranno Josè Mourinho e Ronaldo: due simboli, due totem che hanno unito la totalità del pubblico nerazzurro, in una partita che si preannuncia cruciale per la formazione di Roberto Mancini. Per l’Inter non c’è più scelta: rialzarsi subito o rimanere a quella maledetta notte del 20 dicembre.