La vicenda legata ad Alex Schwazer, l’atleta italiano trovato per la seconda volta positivo in un controllo antidoping, si aggiorna con un nuovo capitolo. Era attesa la decisione del Tas di Losanna, chiamato a pronunciarsi riguardo l’eventuale sospensione dello stop inflitto al marciatore dalla Federazione internazionale di atletica leggera (Iaaf); i legali dell’altoatesino avevano insistito affinché fosse proprio “il Tas a decidere, perché è l’autorità più alta mentre non possiamo attendere la decisione della giustizia sportiva italiana, visti i tempi ormai strettissimi”. Il verdetto è arrivato: nulla di definitivo ma la possibilità di vedere il marciatore azzurro all’Olimpiade di Rio 2016 esiste ancora.
Il Tas di Losanna, interrogato da Schwazer e dai suoi legali con la richiesta di revocare la decisione presa dalla Iaaf, ha dichiarato infatti di non poter giudicare questo aspetto, ma vuole entrare nel merito della questione. Nei prossimi giorni il Tribunale verificherà se ci sono state irregolarità sulle provette, sulla tempistica, sui motivi per i quali la comunicazione è arrivata così in ritardo all’atleta e su tutti i lati oscuri che questa vicenda nasconde. Il tutto ovviamente dovrà avvenire in tempi brevissimi visto che l’Olimpiade è ormai alle porte. Intanto la Federazione italiana di atletica leggera ha iscritto Schwazer all’Olimpiade di Rio sub judice in attesa del verdetto definitivo del Tas.
“Mi risulta che il Tas abbia rigettato la sospensiva e voglia entrare urgentemente nel merito della questione – ha dichiarato il presidente del Coni Giovanni Malagò – Mi sembra una cosa intelligente perché, se avesse accettato la sospensiva, si rischiava di avere comunque una decisione sub judice. Nel giro di pochissimo tempo dovranno decidere perché è chiaro che c’è un termine per iscrizione all’Olimpiade. Una speranza in più? Io l’ho detto dal primo giorno. Noi dobbiamo rispettare le regole, poi ciascuno può giudicarle giuste o sbagliate ed è legittimato ad avere una propria opinione, ma da persone delle istituzioni e da funzionari pubblici non possiamo che fare questo”.