Il gotha del tennis è raggiunto, Roberta Vinci fa il suo ingresso nella Top-10 Wta. La tarantina, a causa della sconfitta di Carla Suarez Navarro a Dubai, ha raggiunto quest’oggi la matematica certezza. Un traguardo inseguito, sognato e, soprattutto meritato. L’azzurra aveva già sfiorato la Top-10, arrivando al numero 11 del mondo nel giugno del 2013. La troppa pressione, in quella circostanza, non le permise di saltare l’ultimo, complicato ostacolo. Quasi tre anni dopo, ancor più consapevole dei propri mezzi, con il successo su Serena Williams che ancora fa tremare il centrale di New York, il sogno è divenuto realtà
Roberta Vinci raggiunge così Francesca Schiavone, Sara Errani e Flavia Pennetta, diventando la quarta tennista italiana a far parte del prestigioso ed elitario club delle Top-10 azzurre. La tarantina ha dichiarato di non sapere ancora quando si ritirerà dal tennis professionistico, ma l’impressione è che appendere la racchetta al chiodo in questo momento non più nei suoi pensieri. Considerando che i punti da difendere sono pochi sino a maggio, l’azzurra potrebbe raggiungere vette mai esplorate, regalandosi lunghi mesi da Top-10 e tutto ciò che ne consegue dal punto di vista umano, sportivo e, ultimo ma non meno importante, economico.
Il suo tennis non è mai stato così incisivo, grazie allo straordinario lavoro che, da anni, Francesco Cinà porta avanti con passione e professionalità. La notte dopo la sconfitta contro Flavia Pennetta nella finale degli Us Open, il coach siciliano aveva confidato ai suoi più fidati colleghi: “Sto già pensando a come migliorare il diritto di Roberta per un nuovo salto di qualità“. Miglioramenti apparsi nitidamente sui campi indoor di San Pietroburgo, che probabilmente riappariranno ancor più chiari nei prossimi eventi Wta. Fisicamente, poi, il lavoro di Piero Intile è stato determinante, portando la Vinci a un livello atletico ben sopra la media.
La finale a New York non è stata, paradossalmente, un punto di arrivo, bensì una nuova ripartenza. La parola chiave è consapevolezza, elemento principe di quello che in molti, non a torto, definiscono “lo sport del diavolo”.