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Tennis, Roberta Vinci: “Quando mi ritiro? Possono essere sei mesi come sei anni”

Roberta Vinci - Australian Open 2016 - Foto Ray Giubilo

Una seconda giovinezza all’alba dei 33 anni. A distanza di quasi due anni e mezzo dall’ultimo successo nel circuito WTA, Roberta Vinci ha vinto Il primo titolo WTA Premier della carriera su dieci complessivi battendo Belinda Bencic in finale a San Pietroburgo mostrando un tennis superlativo. “Sto giocando bene, ho rivisto il video della finale contro Belinda Bencic e, cavolo, sono stata brava. Sono in forma – ha spiegato Roberta in una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport – sia fisicamente che di testa, gioco libera e mi sono scrollata via di dosso molte paure. Ora mi diverto e la serenità porta anche risultati”.

Spazzate via dunque tutte le paure grazie anche ad una maturità raggiunta da tempo e ad una piena consapevolezza dei propri mezzi. “Il timore di non fare bene e di non essere all’altezza l’ho avuto. Il bisogno di dimostrare sempre qualcosa di più. Nella vita ho capito che più cerchi di ottenere qualcosa, più è difficile che questa arrivi. Ho quasi 33 anni ma l’età, fino a quando mi sentirò così, non mi preoccupa. Anzi è un numero che mi piace, adoro quelli dispari e sono sicuro che sarà un bell’anno“. Sensazioni positive, tanto da rimandare l’addio al tennis giocato. Avete così rotto le scatole con questa storia che ho deciso di andare avanti. Scherzi a parte, avevo detto che il 2016 sarebbe stato il mio ultimo anno ma non ho firmato nessun contratto. Non ho la data di scadenza come la mozzarella. Sarà una decisione solo mia, ho la libertà di decidere della mia vita come voglio. Finché starò bene e avrò voglia andrò avanti. Possono essere sei anni come sei mesi.

La seconda parte di carriera della tennista tarantina Vinci ci sta regalando sorprese ed emozioni a non finire. Da oggi, a Dubai, continua la sua marcia di avvicinamento verso la top 10 (qui l’articolo in merito alle sue possibilità di entrare tra le prime 10), un traguardo sempre più vicino. “Top 10? Direi più 9. È il mio numero preferito, mi piace. È un mio obiettivo, non lo nego, ma non ne faccio un’ossessione”. Sul suo cammino verso quel tanto agognato obiettivo, a Dubai è probabile che affronterà Sara Errani al secondo turno, compagna di vittorie e di gioie in doppio. “Sarà una brutta partita, come sono sempre i derby. Non fate troppi calcoli però, al secondo turno ci devo prima arrivare. Con Sara abbiamo ottenuto ottimi risultati in doppio. Abbiamo vinto tutti gli Slam, una cosa che mai avrei immaginato. Anzi, mi sento di dire che quei risultati mi abbiano aiutato ad arrivare sino a questo punto. Ho imparato a gestire la pressione in stadi colmi di gente”.

Tanti successi e anche tanto denaro accumulato in questi ultimi anni. “Ho un rapporto sano coi soldi. Amo fare regali a chi amo ma non li butto via. Con i soldi di New York mi sono comprata una borsa di Stella McCartney (meno di 1000 euro, ndr), mica macchine o cose extra lusso”. Infine una chiarimento sul capitolo Fed Cup e sulla sua mancata convocazione nella sfida persa contro la Francia. Sulla nazionale ne ho sentite di tutti i colori: che non sono andata perché non volevo vedere o giocare con la Errani. Falso. Non sono andata perché ho pensato a me stessa. Ho giocato in azzurro per 15 anni, ho chiesto una cortesia al capitano e lui mi è venuto incontro. Le settimane di Fed Cup sono dure, c’è tanta pressione e responsabilità. Per lo spareggio ancora non so cosa farò ma vi prego, non fatemi passare per traditrice“.

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