La più giovane ha 15 anni, la più “anziana” 18. Hanno storie da raccontare e percorsi di vita molto diversi tra loro, ma alla fine le loro strade si sono incrociate a Bergamo. Sono Lucrezia Beccari, 15 anni, Chenny Paolucci, 16 anni, e Sara Conti, 18 anni compiuti il 2 agosto scorso. I primi due sono i nuovi volti femminili del pattinaggio di figura azzurro di IceLab, Sara una promessa che si sta confermando. Tre giovanissime atlete che hanno indossato i pattini quando erano solo delle bambine, e non li hanno più lasciati. “Fin da piccola vedevo il ghiaccio come se fosse un cielo, ed io la farfalla che volava in esso – racconta Chenny, che aggiunge – a quel punto per me qualunque altro sport non avrebbe mai potuto avere importanza come il pattinaggio. Mi bastava vedere in giro il simbolo di un fiocco di neve o un pattino che già iniziavo ad urlare a mia madre di portarmi a pattinare” . “La prima volta che ho messo un paio di pattini ero in Francia – ricorda, invece, Sara – in vacanza con la mia famiglia. Tornata a casa, i miei genitori mi hanno portata nella pista che si trovava poco distante, ed stato amore a prima vista. Da quel giorno il pattinaggio ha iniziato a diventare sempre più presente nella mia vita, fino ad oggi che é diventato il mio lavoro e la mia passione”.
E poi c’è Lucrezia, piemontese di nascita, cresciuta nell’Ice Club Torino e campionessa nazionale junior in carica, prima classificata nella Europa Cup Skate Helena 2018 e alla Merano Cup 2017, settima nella tappa di Junior Grand Prix Amber Cup 2018, nella quale ha fatto registrare anche i suoi personal best. “La stagione agonistica 2017/18 è stata veramente avventurosa per me – dichiara – sia per il cambiamento scolastico, avendo frequentato il primo anno di liceo, sia a livello sportivo, essendo stato il primo anno in Junior . Ma, seppur con una certa difficoltà, sono riuscita a ottenere dei buoni risultati tanto a scuola quanto nel pattinaggio, grazie soprattutto alla serenità che ho sempre avuto in famiglia”. Da quest’anno si allena alla corte della società presieduta da Federica Pesenti, e del suo arrivo in terra lombarda dice: “Sono stata accolta molto bene da tutti, e ho un ottimo feeling con il mio staff, con la Main Coach Franca Bianconi e con Ondrej Hotarek per i salti, Valter Rizzo per la pattinata, Corrado Giordani per le coreografie, Tiziana Rosaspina per le trottole, più lo staff che mi segue al di fuori della pista. Con i miei compagni di allenamento mi trovo molto bene, sono molto gentili e mi piace lavorare con loro anche se sono tutti più grandi di me, perché ci impegniamo duramente per lo stesso obiettivo. E’ molto bello anche perché ci sono molti atleti di diverse nazionalità, ed è per me costruttivo confrontarmi con loro. Insomma sono felice di essere qui, in un ambiente, sportivamente parlando, al top: ho trovato la mia isola felice”.
Ha fatto decisamente un viaggio più lungo Chenny Paolucci, da un orfanotrofio di Phnom Penh, in Cambogia, fino alle piste di pattinaggio di Roma e, pian piano, nazionali ed europee. Aveva circa un anno e mezzo di vita quando i suoi genitori adottivi, al termine di un lungo e complesso iter, sono riusciti a portarla in Italia. Una bambina vivace come poche, sicura e intraprendente, avviata al nuoto dalla madre e che, con ostinazione, ha chiesto ed ottenuto la possibilità di cambiare disciplina. Galeotta fu una vacanza estiva a Cavalese, in Trentino, e la prima pattinata sulla locale pista di pattinaggio, con tanto di caschetto, paraginocchia e paragomiti. Non aveva mai indossato dei pattini, ma dopo 15 minuti azzardava già delle piccole piroette. Un talento innato, che da quel momento i titubanti genitori non hanno più potuto non assecondare. “Desideravo pattinare perché volevo provare quell’ebbrezza che mi avrebbe portato ad amarlo ancora di più – racconta Chenny – e quando per la prima volta misi i pattini, capii che quello era il mio destino, che mi avrebbe reso veramente felice, e che da quel giorno sarebbe stato il piccolo sogno tenuto nel cassetto”.
Chenny, mi parli dei tuoi programmi di quest’anno?
“Li ho scelti insieme alle mie allenatrici e sono Maleficent e Secret Garden. C’è voluto molto lavoro per portarli ad un’ottima performance e ad un’esecuzione scenografica molto alta, e per riuscire a svolgerli bisogna avere molta costanza negli allenamenti, come mi dicono sempre le mie insegnanti Franca Bianconi e Raffaella Cazzaniga. Arrivando fino in fondo senza errori, e con alti punteggi negli skating skills, il corto si dovrebbe attestare sui 55.00/60.00 punti, il libero sui 105.00/110.00 punti”.
Cosa vuol dire per te essere un’atleta IceLab?
“Significa davvero molto, ho sempre sognato di farne parte, sia per la presenza di insegnanti con alti livelli tecnici che per la possibilità di acquisire una buona preparazione molto specifica”.
Per entrare in IceLab, però, ti sei trasferita da Roma a Bergamo da sola ad appena 16 anni. Sei molto coraggiosa…
“Non mi sento coraggiosa, ma responsabile. Solo così avrei potuto finalmente fare il salto di qualità, anche perché nessuno dei miei genitori si poteva trasferire a Bergamo”.
E cosa sogni adesso per la tua carriera da pattinatrice?
“Il mio sogno nel cassetto è arrivare ai mondiali e alle prossime Olimpiadi, e darò tutta me stessa per arrivarci”.
Gli obiettivi di quest’anno, invece?
“Salire sul podio ai campionati italiani, e fare un buon punteggio per ottenere i Gran Prix, portando in gara nuovi elementi”.
Per Sara Conti, invece, quella che è da poco iniziata con il Lombardia Trophy (chiuso in 18ma posizione) è la seconda stagione in IceLab. Per lei che è di Zanica, la tappa di Challenger Series ha avuto un sapore speciale. “Fare una gara nella pista di casa è sempre una grande emozione – spiega – e infatti dopo lo short c’è stata un po’ di delusione poiché mi sono allenata tanto, andava tutto bene e non mi aspettavo una tensione così grande al punto da commettere tutti quegli errori. Con il libero mi sono ripresa, ho provato a vivere con più serenità la gara e ha funzionato. Il punteggio non è comunque stato dei migliori, perché non mi hanno dato tutti i salti completi di rotazione, ma non ho rinunciato a niente e ho lottato finché non è finita la musica”.
Per la stagione 2018/2019 Sara ha montato i suoi nuovi programmi ( Hurt di Christina Aguilera e una rivisitazione di Yesterday) insieme alla sua coreografa, Raffaella Cazzaniga. “Lei mi ha aiutato nella scelta di due musiche che mi rappresentano tanto – afferma Sara -. Lo short è molto coinvolgente e drammatico, il libero con un inizio elegante e una fine davvero energica. Sono due programmi importanti, fatti al meglio valgono tanto, anche se solitamente non guardo al punteggio in quanto numero, ma mi concentro sugli elementi per riuscire a portare a termine il programma nel modo più pulito possibile”.
Gli obiettivi di questa stagione?
“Insieme alla mia allenatrice, Cristina Mauri, abbiamo deciso le gare che affronterò quest’anno e che mi permetteranno di aumentare il punteggio al massimo delle mie capacità. Quello che vorremmo entrambe da questa stagione è portare tutti e due i programmi puliti in una gara”.
Quante ore ti alleni al giorno?
“Mi alleno 4/5 ore al giorno durante l’inverno, in estate anche 6 ore al giorno sia in pista che off ice”.
Sara fuori dal ghiaccio com’è? Cosa ama fare?
“Fuori dal ghiaccio sono una semplice ragazza di 18 anni alla quale piace molto stare con gli amici per staccare dalla quotidianità di tutti i giorni, e pi sono una studentessa. Frequento la scuola superiore ad indirizzo socio sanitario”.
Per la sua prima stagione in IceLab, invece, Lucrezia Beccari, ha scelto Fire Dance by Manuel de Falla per un short intenso in cui interpreta il fuoco e Phantom Thread by Johnny Greenwood per il libero. “E’ una musica tratta da questo film che parla di un sarto che creava vestiti molto eleganti anni ’50 – spiega la campionessa nazionale junior – e io e il mio coreografo, Corrado Giordani, abbiamo creato una nostra storia basata su questo filo nascosto, che all’ inizio trovo e poi porto nel mio cuore. Penso che, in termini di punteggio, allenamento dopo allenamento e gara dopo gara, questi programmi possano avere un notevole miglioramento, ed è a questo che io e i miei allenatori stiamo lavorando.
Per trasferirti a Bergamo, hai dovuto lasciare la scuola e gli allenatori con i quali sei cresciuta, a Torino. Cos’ha significato questo per te?
“E’ stato un momento difficile, in quanto avevo con loro un ottimo rapporto. Ma è stata una scelta di crescita sportiva e personale che sentivo necessaria”.
Gli obiettivi di questa stagione?
“Non so se a dicembre arriverà un nuovo titolo nazionale, quello che so è che mi impegnerò a lavorare tutti i giorni con serietà, concentrazione e divertimento, per migliorarmi sempre di più. In gara, voglio avere la possibilità di arrivare a scendere nell’ultimo gruppo del free program e di migliorare i miei punteggi, inserendo nuovi salti e nuove combinazioni. Ma l’obiettivo principale, quello al quale stiamo lavorando e lavoreremo per i prossimi quattro anni, è la partecipazione alle Olimpiadi di Pechino 2022”.