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Italia-Germania 4-3, la partita del secolo (VIDEO)

Sei gol fatti in quattro partite, nessuno subìto. La Germania, campione del Mondo in carica, fa paura. Ma non all’Italia: i tedeschi, in competizioni ufficiali, non ci hanno mai battuto. Quando conta vinciamo noi: fu così nel 1982, il Mundial spagnolo che ci consegnò la Coppa del Mondo. Dall’urlo di Tardelli alla statua Balotelli il passo è breve, ma non così tanto: 30 anni dopo è ancora un finale dolcissimo, le porte della finale si schiudono per la truppa di Prandelli. Prima c’era stato il trionfo di Dortmund, Grosso e Del Piero a sconfiggere per l’ennesima volta l’armata tedesca che si sentiva imbattibile. La caduta di coloro che si credono dei fa sempre rumore, ma quando avviene davanti ai propri adepti di più. Si, è vero, ne manca una all’appello, la più bella di tutte: si giocava in Messico, era il 1970. La partita del secolo.

Italia-Germania 4-3 è il calcio, la pura essenza di uno sport che può essere tutto e il contrario di tutto. Bello e crudele, micidiale e spietato, capace di proiettare i tifosi in Paradiso e un attimo dopo di gettarli all’inferno. Italia-Germania 4-3 è uno slogan, uno spot, un modo di intendere la vita. E’ il più bel film che un appassionato di cinema possa mai vedere, la miglior canzone che un musicista possa suonare, un sogno da inseguire per tutta la vita, anche a costo di non vederlo mai realizzato, l’onda perfetta. Sì, perché se chiedete a una persona qualsiasi che abbia più di trent’anni, ma forse anche meno, quale partita vorrebbe vivere, vi risponderà sicuramente Italia-Germania 4-3. Proprio così, Italia-Germania 4-3: perché è impossibile non dirla tutta la formula magica, quella partita e il suo risultato sono indissolubili. Lo si ripete come per far capire all’interlocutore che sappiamo di cosa si sta parlando, anche se non c’eravamo. Perché, anche se eravamo piccoli o se i nostri genitori neanche si conoscevano, quella partita è parte integrante di noi, trasmessa nel DNA di generazione in generazione. Sarebbe riduttivo limitarsi alla spicciola cronaca di un evento che ha segnato un secolo intero: le giocate di Pelè, George Best, la mano de Dios in Argentina-Inghilterra, l’Olanda del calcio totale. Tutto spazzato via da una partita, Italia-Germania 4-3.

E allora si va per immagini, diapositive neanche troppo sbiadite dal tempo: la combinazione Riva-Boninsegna che ci consegna il vantaggio dopo 8 minuti, Albertosi che para tutto il possibile, la beffa di Karl-Heinz Schnellinger, allora difensore centrale del Milan, proprio lui, che segna in spaccata il suo unico gol con la maglia della nazionale, portando la partita ai tempi supplementari. L’inizio del calvario che in realtà era l’ascesa verso la porta dell’immortalità, ma nessuno, tra i comuni mortali, poteva saperlo. E allora via di maledizioni e sconforto, ancora più forti quando Gerd Muller segna il gol del momentaneo vantaggio tedesco, approfittando di un grossolano errore della difesa italiana. Tarcisio Burgnich che riporta la partita in parità mettendo a segno la seconda rete in nazionale, un gol che ne vale almeno il triplo. E via di istantanee: Riva che calcia un pallone che sembra non voler entrare, la rete che si gonfia e poi la corsa verso i compagni, le ginocchia che si piegano per l’emozione, la capocciata di Muller, sempre lui, che beffa Rivera sul palo. Le imprecazioni di Albertosi verso il compagno, lo stesso che si gira verso il proprio portiere e, come narra la leggenda, lo guarda negli occhi dicendogli: “Adesso vado a segnare il 4-3”. Quella promessa mantenuta, dopo appena 60 secondi: perché la storia non si scrive per caso e chi, se non meglio di Rivera, poteva segnare il gol della partita del secolo. Quel Mondiale finì con una beffa clamorosa, fu il Brasile a vincerlo rifilandoci 4 gol in finale. Buffo il destino, ma in fondo la storia era già stata scritta, quel Mondiale è quello di Italia-Germania 4-3.

Ancora una volta è la Germania a mettersi tra noi e il destino, stavolta in palio c’è solo una semifinale. Colpa di un calendario quantomeno strano, che premia chi non vince neanche una partita e la proietta in semifinale mentre dall’altra parte c’è chi, nonostante abbia scritto la storia, deve sgomitare. Noi contro loro, l’ennesima sfida tra due potenze mondiali: nel calcio, però, vinciamo sempre noi. Che la storia venga rispettata, ancora una volta.

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