Tanti bambini “nati e cresciuti” tra i kart nel loro sogno vedono e ammirano il Cavallino, rigorosamente con lo sfondo rosso. Un marchio internazionale, che per noi italiani appassionati di automobilismo è motivo d’orgoglio e che anima milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Charles Leclerc è nato e cresciuto con quel sogno, coltivandolo giorno dopo giorno nella speranza di poter scrivere una piccola pagina di storia della Ferrari. Martedì 11 settembre 2018 l’annuncio, una svolta (se vogliamo estremizzare) epocale per la scuderia di Maranello che dopo anni ed anni di piloti affermati, pesca dal proprio “vivaio” un talento cristallino nel tentativo di valorizzarlo per vincere la scommessa del compianto numero uno della Rossa, Sergio Marchionne.
L’ex presidente, prima della sua scomparsa, aveva puntato il dito sul giovane monegasco intravedendo un futuro brillante e di sicuro affidamento. Nato il 16 ottobre 1997 a Monte Carlo, Leclerc ha intrapreso i primi passi nel kart all’età di otto anni, aiutato soprattutto dalla nonna nell’alternanza scuola-kart: “Come tutti i piloti era difficile combinare sia le corse che la scuola. Ho provato a farlo nel miglior modo che potevo: studiavo a casa e mia nonna mi aiutava sempre a fare i compiti quando tornavo dalle corse, si prendeva sempre cura di me“. Una passione per l’automobilismo e per il mondo delle corse tramandata dal padre Hervé, scomparso il 23 giugno 2017. E da sempre Charles ricorda suo padre, dedicando tutte le gare alla persona più importante nella sua crescita umana e professionale. Un passato non semplice perché F1 per Leclerc significa anche spavento, dolore e lacrime, nel ricordo del suo migliore amico (anzi, definito un ‘fratello maggiore’ visti gli otto anni di differenza) Jules Bianchi: morto dopo nove mesi di coma a seguito dell’incidente fatale a Suzuka nel 2014.
Un percorso tortuoso, fatto di insidie e di ostacoli non facilmente superabili. Ma Charles non si è mai arreso, ha sempre guardato avanti, rendendo grazie a chi lo ha sostenuto nella speranza di “ripagarlo” in un futuro non troppo lontano. Prima la vittoria nel campionato GP3 2016 da rookie, al primo anno di Ferrari Driver Academy sotto l’ala di Maranello, poi il Mondiale F2 2017 dominato in maniera strabiliante ed infine la promozione in Formula 1 con la Sauber Alfa Romeo. Il tutto delineato dalla mentalità perfezionista di Leclerc, capace di studiare con grande precisione le piste, le curve e tutte le traiettorie da affrontare sul tracciato con grande freddezza e con un talento fuori dal normale. Già il talento: per lui si son scomodati i grandi dell’automobilismo, dai paragoni con Michael Schumacher a quelli con Lewis Hamilton anche se lo stesso Leclerc allontana qualsiasi tipo di paragone sapendo perfettamente che tutto è ancora da dimostrare nel “mondo dei grandi”.
La tuta Rossa dal 2019 sarà sua e la toglierà a Kimi Raikkonen, non un pilota qualunque. Kimi è stato l’ultimo uomo di Maranello a vincere un titolo iridato con la Ferrari nel 2007. Otto anni al servizio del Cavallino, con tanto di pausa tra rally ed il ritorno due anni in Lotus. Un vero e proprio ricambio generazionale considerando che il finlandese il prossimo anno compirà 40 anni mentre Leclerc ne avrà solamente 22. La Ferrari punta a qualcosa di diverso e il pesante digiuno di Kimi, a secco di vittorie in rosso dal 2009, probabilmente ha inciso sulla scelta di una scuderia determinata a tornare in vetta nelle classifiche piloti e costruttori per scomodare il dominio Mercedes degli ultimi anni.
E dunque sarà una Ferrari a due punte con Leclerc che affiancherà ad uno dei piloti più vincenti della storia come Sebastian Vettel, quattro volte iridato in Red Bull (dal 2010 al 2013). Difficile pensare ad una prima ed una seconda guida al via del prossimo campionato, anzi: la forza e la freschezza di questa coppia potrebbe rappresentare un vero e proprio all-in per Maranello. La scuderia sarà chiamata a gestire nel miglior modo la convivenza fra due piloti motivati a stupire e primeggiare con due caratteri probabilmente differenti, con lo stile di guida anch’esso differente ma con la condivisa voglia di portare in alto la bandiera del Cavallino Rampante.