Un tempo da sogno, proprio quello che sta vivendo. Sugli spalti qualcuno mostra uno striscione: “Sei come ‘sta città eterna“. Glielo indicano, lei lo guarda e sorride. A 40 giorni da Rio Federica Pellegrini cammina, anzi nuota, sulle nuvole. All’1’54″55 stratosferico che ha stampato nei 200 stile libero al Settecolli fa fatica a credere persino lei, che l’abitudine a guardarsi dentro ce l’ha disegnata sulla pelle con i colori di un’araba fenice. E’ secondo miglior tempo stagionale al mondo, miglior crono mai nuotato in tessuto, il quarto in carriera (costumoni compresi). Applausi.
Roma ha occhi praticamente solo per lei. Sorpresa, serena e felice: dopo la gara dribbla giusto un attimo i giornalisti e corre incontro al suo Filippo che la aspetta a qualche passo di distanza. Un abbraccio bellissimo. Poi si mette a pensarci su, un faccino stupito di chi si chiede – ancora, a 28 anni, alla vigilia della quarta Olimpiade – cosa sono riuscita a combinare.
E non è finita qua. Fede è sempre pronta a dare l’anima. Trova il guizzo della fuoriclasse pure in gare che non sono le sue, vedi i 100 stile (ri)scoperti da poco con annesso record italiano. Farli a Rio potrebbe non essere solo un’ipotesi, staremo a vedere. Mettiamoci poi la voglia di gareggiare nella sua piscina preferita pure nei 50 dorso, dove finisce ottava, e poi nella finale B dei 50 stile.
Non chiamatela (più) primadonna. Federica si è fatta donna, prima di tutto. Ma guai a pensare che sia appagata, che possa far cadere il coltello dai denti: il calendario continua a scandire il conto alla rovescia verso i Giochi. Ad aspettarla una pattuglia bella folta di colleghe, da Ledecky a Heemskerk. Che, scommettiamo, adesso avranno un po’ di paura. I segnali lanciati da Federica sono forti, il radar olimpico li capta tutti. E come non potrebbe.
Se fino a ieri si puntava al podio, sognare non è più un pezzetto di cielo, è un orizzonte intero. “Io a Rio vado per combattere, avrò di fronte ragazzine con dieci anni meno di me“. Ma lei è eterna, lo sanno tutti.