Questa mattina la prima pagina della Gazzetta dello Sport è stata come un fulmine e ciel sereno per Alfio Giomi. Il presidente della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal) è sgomento di fronte al secondo presunto caso di positività che ha coinvolto il marciatore azzurro Alex Schwazer e ha rilasciato alcune dichiarazioni a tal proposito.
“Si tratta di un fatto, da qualsiasi punto di vista lo si voglia vedere, sconvolgente. Il codice etico prevede che, se sei squalificato per due anni per doping, rinunci contestualmente alla maglia azzurra. Quella del doping nello sport è una piaga da affrontare con durezza e chiarezza, ma non si può mai retrodatare le cose. Schwazer appartiene a un’altra epoca. Ma è proprio il rispetto delle regole una delle cose più devastanti delle vicenda – ha detto il presidente Fidal – La federazione internazionale ha gestito fino in fondo tutto quello che riguardava il ritorno alle competizione. Oggi a distanza di quasi sei mesi, su un controllo che era risultato negativo, ci dice che c’è questa situazione“.
Per Giomi sono due gli spunti di riflessione sulla vicenda. “Il primo aspetto è di sostanza: se c’è doping va punito nel modo più duro; l’altro di garanzia, quali regole dobbiamo rispettare per essere tranquilli? Perché si è aspettato 5 mesi per fare un altro esame per cercare non un nuovo farmaco, ma semplicemente testosterone? La vicenda è appena all’inizio. Se mi sento tradito? Se venisse confermata avrebbe tradito il mondo“.
“Il laboratorio di Colonia è uno dei migliori al mondo – prosegue Giomi – ma bisogna comunque indagare. Anche la Iaaf ha detto di voler prendere tempo per vedere l’esame B. Un atleta ha anche il diritto di avere delle certezze. Sabotaggio? Non ci voglio pensare, sarebbe una cosa terribile. Sono curioso di sentire la conferenza, ci sarà anche lo staff medico che lo ha seguito per mesi. Nessuno si è reso conto di questo? Non lo chiamerò prima della conferenza, ci sono momenti in cui si ha bisogno di riflettere, pensare a cosa dire. Non c’è mai stato un caso di doping nello sport italiano come questo. Pensate a tutto il percorso di recupero, a tutta la gente che lo ha aiutato e poi scoprire di essere stati traditi. È bestiale.”, conclude il presidente Fidal.